Il Capo dello Stato, incontrando i magistrati della Corte deiConti, ha sottolineato che il bilancio è un bene pubblico
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"Senza finanze pubbliche solide e stabili non risulta possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo, assicurando l'indispensabile criterio dell'equità intergenerazionale". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sottolineando che "il bilanciamento dei valori e la verifica delle compatibilità spettano agli organi di indirizzo politico, nel rispetto del dettato costituzionale".
Un discorso preparato tre giorni fa e indirizzato ai giovani giudici della Corte dei conti, che però, tra le righe, suona quasi come una "spintarella" al governo. A Palazzo Chigi si discute delle modifiche da apportare alla manovra per evitare la procedura di infrazione e una rottura con l'Ue senza possibilità di ritorno, e Sergio Mattarella torna a ripetere quanto già sostenuto in altre sedi.
L'instabilità economica andrebbe a incidere pesantemente sui più deboli - ribadisce - e per evitarlo, gli organi politici, così come chiede la Costituzione, devono badare al "bilanciamento dei valori e la verifica delle compatibilità". Questi gli obiettivi primari: tutelare i risparmi dei cittadini e delle imprese e mantenere una condizione sociale degna di un Paese moderno. Perché, come ha ricordato la Consulta, il bilancio dello Stato è un "bene pubblico" nel senso che è "funzionale a sintetizzare e rendere certe le scelte dell'ente pubblico, sia in ordine all'acquisizione delle entrate, sia alla individuazione degli interventi attuativi delle politiche pubbliche".
Il presidente della Repubblica è diretto e preciso, tanto da andare a colpire il cuore della questione che, almeno in apparenza, sembra essere ancora sul tavolo di Palazzo Chigi senza una soluzione. Servono scelte rapide e indirizzate verso un solo e unico scopo: la "ricerca di un armonico e simmetrico bilanciamento tra risorse disponibili e spese necessarie per il perseguimento delle finalità pubbliche". Anche perché, avverte Mattarella, "ogni amministratore, a conclusione del mandato, è sottoposto al giudizio del corpo elettorale che valuta le scelte politiche, tradotte in concrete azioni di governo attraverso le decisioni di bilancio". Ogni errore, ogni scelta sbagliata o senza risultato positivo, soprattutto in termini di benefici per i cittadini, sarà dunque giudicata nel segreto dell'urna.