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Governo, scontro in Aula tra Conte e Pd sul conflitto di interessi

Il capogruppo dem Graziano Delrio ha attaccato il premier su più fronti, non facendo sconti

Governo, scontro in Aula tra Conte e Pd sul conflitto di interessi - foto 1
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Dal fair play relativo del Senato alle asprezze della Camera.

Per Giuseppe Conte il battesimo del Parlamento è stato decisamente più duro a Montecitorio. Durissimi gli attacchi soprattutto da parte del Pd, con il capogruppo dem, Graziano Delrio che attacca il neopremier su molti fronti, dal populismo alla scarsa preparazione. E quando Conte fa un riferimento al conflitto di interessi che riguarderebbe molti, in Aula scoppia la bagarre.

La miccia si accende quando il presidente del Consiglio nella replica, di fronte ad alcune intemperanze nell'emiciclo, dice "le vostre interruzioni dimostrano che ognuno ha il suo conflitto o pensa di averlo...". Apriti cielo. Dai banchi dem, dove fin dall'inizio si erano sprecati ironie e lazzi all'indirizzo del premier, esplodono intimando a Conte di scusarsi. "Questo è il Parlamento", si inalbera Emanuele Fiano. Il presidente della Camera Roberto Fico interviene per riportare la calma, poi Conte commenta "sono stato frainteso, non sto accusando nessuno". Ma non basta, i deputati Pd gli rinfacciano un presunto conflitto d'interessi nel "contratto con la Casaleggio associati".

Ma non è stato questo l'unico punto di frizione. Delrio ha ricordato a Conte come "tutti i grandi dittatori lo fanno in nome del popolo". Quel popolo del quale il professore si è proclamato "avvocato difensore", rivendicando martedì a Palazzo Madama un'accezione positiva del termine "populista". Altro casus belli, Piersanti Mattarella. Il premier lamenta le offese sui social network al fratello del presidente della Repubblica, ucciso dalla mafia nel 1980, ma lo chiama "congiunto" del capo dello Stato. "Si chiamava Piersanti!", tuona Delrio. "Non strumentalizzate le vittime della mafia", cerca di difendere Conte il neo capogruppo M5S Francesco D'Uva.

E ai democratici non è bastata nemmeno la mano tesa di Conte che, parlando di "Buona Scuola" e immigrazione, dice "noi non arriviamo per stravolgere le cose, per capovolgerle. Non vogliamo smantellare il passato, quello che di buono c'è stato". "Non venga qui a fare lezioni, prima studi - gli dice ancora Delrio -. Lei non è qui per concederci il privilegio di osservare la costituzione, lei ha il dovere di osservare la costituzione".

Un intervento quello di Conte iniziato con qualche incertezza nella ricerca dei fogli, trovati con l'aiuto di Luigi Di Maio. "Questi sono i temi. Te li trovo io, tu comincia a parlare", gli dice il vicepremier. "Posso dire...?", si sente poi Conte al microfono. "No", risponde secco Di Maio. Un discorso non ascoltato per intero dall'altro vicepremier, Matteo Salvini, che dopo una ventina di minuti se ne va per recarsi a brindisi dove aveva in programma un comizio elettorale.

Gelmini: "Avrei voluto sentir parlare di Ilva" - "Ci saremmo aspettati parole di chiarezza in materia di politiche industriali, di infrastrutture, di Mezzogiorno. Avremmo voluto sentire una parola sull'Ilva". Lo ha detto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo in Aula a Montecitorio per le dichiarazioni di voto finale sulla fiducia al governo Conte. "Abbiamo sentito promesse costose senza attenzioni alle coperture, questo ci desta un sospetto, una preoccupazione. Non vorremmo che la vostra piu' che la strada del cambiamento fosse la strada del dissesto dei conti pubblici e che nascondesse magari una bella patrimoniale per gli italiani, per pagare i vostri bonus. Pensiamo che questa superficialita' nel guardare alle coperture ci esponga in Europa. Noi non accettiamo lezioni su come si deve stare in Europa con la schiena dritta, perche' il nostro governo, l'ultimo governo votato dagli italiani, e' andato a casa per non accettare il commissariamento economico. Ma prima di andare a casa abbiamo fatto scelte importanti, abbiamo nominato un italiano di valore come Mario Draghi alla guida della Bce, e grazie a Draghi c'e' stata una politica monetaria che ha dato ossigeno alle imprese italiane".