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Governo, la trattativa M5s-Pd si incaglia ancora sullo scoglio Conte | Lui: "Stop alla Lega" e spunta il nome di Fico

I Dem chiedono "discontinuità" e nessun "doppio forno". "Mai arrendersi, mai!", ha scritto su Twitter Salvini

Governo, la trattativa M5s-Pd si incaglia ancora sullo scoglio Conte | Lui:
tgcom24

La trattativa fra Pd e M5s, seppur fra mille difficoltà e cautele, va avanti e intanto Conte chiude ogni spiraglio a Salvini.

"Quella con la Lega è un'esperienza politica che io non rinnego ma è una stagione politica chiusa che non si potrà riaprire più per quanto mi riguarda". Parole che fanno piacere al segretario Dem Nicola Zingaretti che chiede "discontinuità" e nessun "doppio forno". Spunta il nome di Fico, gradito al Pd.

Il premier dimissionario Giuseppe Conte ha dunque rotto un silenzio che durava da giorni per mettere il turbo all'alleanza fra Pd e M5s. Il suo messaggio è chiaro: sono disponibile a un Conte bis, ma bisogna chiudere definitivamente la porta a Salvini. "Mi auguro non esista l'ipotesi del doppio forno", ha ribadito Zingaretti che si è quindi detto "fiducioso" sull'esito del confronto. "Lavoriamo - ha aggiunto - per trovare una soluzione che rispetti il mandato della direzione del Pd". Da parte sua, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il pentastellato Vito Crimi, ha ripetuto che "Conte rappresenta una garanzia per i cittadini. Mi auguro che Zingaretti superi le lacerazioni nel suo partito".

Il cerchio quindi non è chiuso perché Conte non vuole la Lega, ma il segretario Dem non vuole Conte, che viene invece sostenuto da Luigi Di Maio. Manca ancora la quadra ma il tentativo di accordo sembra prendere corpo.

La scadenza indicata dal Colle però si avvicina. Il presidente Mattarella è stato netto: martedì vuole risposte chiare. E soprattutto vuole un nome per dare l'incarico. Poi potrebbe concedere un altro po' di tempo per permettere all'incaricato di formare la squadra di governo.

Ma le dichiarazioni ufficiali dei leader di partito sono tute viziate dal tatticismo. Il lavoro vero per trovare l'accordo prosegue sotto traccia. Difficile che salti tutto solo per un nome. Saranno giorni di rilanci, di richieste che servono anche a testare le intenzioni dell'avversario.

Intanto, dalla corsa a Palazzo Chigi si è sfilata la vicepresidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, tirata in ballo da alcune ricostruzioni giornalistiche: "Intendo portare a compimento l'incarico alla Corte costituzionale, che si concluderà nel settembre 2020".

La riunione dei vertici Dem - Per studiare i piani di azione, sabato pomeriggio lo stato maggiore del Pd si è riunito in una casa del centro di Roma. C'erano gli esponenti della maggioranza interna: Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, Marco Minniti, Paola De Micheli, Andrea Orlando, Maurizio Martina, Piero Fassino e Gianni Cuperlo.

"Fico? Ottimo punto partenza" - Se il M5s facesse il nome di Roberto Fico sarebbe "un ottimo punto di partenza". Così fonti del Nazareno commentano, sabato sera, l'ipotesi che sembra crescere nelle ultime ore e che vedrebbe il presidente della Camera possibile premier di un governo M5s-Pd. L'idea è emersa in un vertice della maggioranza Pd e vedrebbe concordi i renziani.

Domenica i tavoli di lavoro - Per oggi sono invece in agenda i sei tavoli di lavoro per stilare il programma sui dossier da portare al confronto con il M5S. Il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che per il Pd partecipato al primo e unico incontro ufficiale con i Cinque Stelle, ha messo in chiaro le condizioni: "Siamo convinti che, senza ultimatum e senza veti, riusciremo a dare un governo al Paese". Sul fronte interno, i Dem hanno passato una giornata senza particolari scossoni. Anche se Matteo Renzi una stoccatina l'ha data di nuovo. All'indomani dell'uscita dell'audio in cui accusava Gentiloni di boicottare l'accordo con il M5s, prima ha lanciato un messaggio distensivo, "lasciate lavorare chi deve lavorare", poi ha pubblicato un post per chi ha orecchie per intendere: "Salvini è quasi ko. Mi auguro che adesso prevalga la responsabilità. E che si pensi all'Italia, non all'interesse dei singoli".

Anche i Cinque Stelle devono fare i conti al loro interno. La base ribolle, divisa tra chi vorrebbe andare al voto e chi punta ad un accordo con i Dem. Tanto che si avvicina l'ipotesi del voto su Rousseau. Secondo alcuni parlamentari pentastellati, se nascerà un governo giallorosso, l'accordo passerà al vaglio della consultazione online se il premier sarà di nuovo Giuseppe Conte. Senza di lui, il rischio di una bocciatura sarebbe altissimo.

La Lega "non si arrende" - Pur di bloccare il governo giallorosso sul nascere, Salvini avrebbe offerto a Luigi Di Maio la poltrona del premier Giuseppe Conte, che andrebbe a Bruxelles come nuovo commissario europeo. "Mai arrendersi, mai!", ha scritto su Twitter. Il leader della Lega ha passato la giornata di sabato in casa con il ministro Lorenzo Fontana che, intercettato sulla porta, ai giornalisti che gli chiedevano se ancora ci fossro speranze per un accordo con i Cinque Stelle, ha risposto sorridendo: "Penso proprio di sì". Non manca l'avvertimento di Silvio Berlusconi, che attribuisce alla coalizione Pd-Cinque Stelle "le idee della più vecchia, deteriore e fallimentare sinistra pauperista, statalista e assistenziale" e ricorda "i tanti danni che ha prodotto all'Italia" quella gialloverde.