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Governo Draghi, M5s: 10 e 11 febbraio si vota sulla piattaforma Rousseau

Gli iscritti "saranno chiamati a esprimersi su un eventuale appoggio a un governo presieduto da Mario Draghi"

Il 10 e l'11 febbraio gli iscritti alla piattaforma Rousseau "saranno chiamati a esprimersi su un eventuale appoggio a un governo presieduto da Mario Draghi". Lo annuncia il Movimento 5 Stelle sul suo blog, spiegando che "potranno votare solo coloro che sono iscritti da almeno sei mesi, con documento certificato". "I quesiti specifici da sottoporre in votazione, saranno pubblicati nelle prossime ore", chiarisce il M5s.

La parola alla base - Parola a Rousseau, dunque. Non solo per votare dal 9 le modifiche dello statuto del Movimento, come era già previsto, ma anche per esprimersi su un eventuale supporto a un esecutivo presieduto da Mario Draghi. Alla fine il M5S ha deciso, "come ha sempre fatto anche per la formazione dei governi precedenti", di dare la parola ai propri iscritti sulla piattaforma di Davide Casaleggio.

 

Così, mercoledì e giovedì, al termine del secondo giro di consultazioni dei gruppi parlamentari e dopo aver ascoltato le proposte del presidente del Consiglio incaricato, verrà chiesto il via libera alla rete. I quesiti specifici da sottoporre in votazione saranno pubblicati nelle prossime ore, ma i vertici hanno già benedetto la formazione del nuovo esecutivo.

 

 

"In queste ore vedo delinearsi schieramenti per il sì e per il no al presidente incaricato Draghi. Sia chiaro, è una decisione importante. Ma ritengo che affidarsi al pregiudizio, alla presunzione di conoscere la verità o addirittura il futuro, sia il peggior modo di servire la nostra comunità". Lo scrive il capo politico M5S Vito Crimi su Fb. "Come abbiamo sempre fatto, lasceremo decidere i nostri iscritti. Lo faremo nella consapevolezza che l'intelligenza collettiva supera sempre le posizioni dei singoli, e lo faremo soltanto dopo che il presidente Draghi ci avrà fornito gli elementi per comprendere, e deliberare", aggiunge.

 

La posizione dei vertici - Il garante Grillo - che non dovrebbe far parte della delegazione che incontrerà nuovamente l'ex presidente della Bce a Montecitorio -, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte hanno indicato chiaramente la strada da imboccare.

 

 

Da convincere oltre agli attivisti c'è però ancora uno zoccolo duro di parlamentari "dissidenti" (soprattutto al Senato); ed è proprio a loro che si rivolge il premier uscente ammettendo che per alcuni "non è un passo facilissimo" da compiere, ma adesso bisogna "guardare alle sofferenze delle persone e cercare di concentrarsi sul bene del Paese". Per il Movimento, aggiunge, "la compattezza è un valore in sé".

 

Insomma, non è questo il momento di spaccarsi. Tasto su cui batte via social anche Di Maio, che assieme a Stefano Patuanelli ha buone chance di far parte della squadra di Draghi. "Negli anni hanno provato a dividere il M5S in tutti i modi - scrive su Facebook - ma non ci riusciranno". L'ex capo politico ricorda che il Movimento in questi anni "ha sempre mostrato serietà e responsabilità" pensando "all'interesse dei cittadini, al bene collettivo".

 

 

Ecco quindi che, dopo essere stato "decisivo" nel Conte I "con provvedimenti simbolo come il Reddito di cittadinanza", e aver recitato un ruolo "fondamentale" nel Conte II con riforme storiche come il taglio dei parlamentari, i 5S continueranno "ad essere determinanti". Per esserlo, è il ragionamento, ovviamente bisogna far parte dell'esecutivo che Draghi sta cercando di formare. Governo che tuttavia non dovrebbe prevedere poltrone per Conte. "Se confermo che non farò il ministro? Sì", assicura infatti l'avvocato pugliese, rifiutando anche con un secco "no, grazie" l'ipotesi di una sua eventuale candidatura a sindaco di Roma.

 

Di Battista e i suoi - Se attorno alle future mosse di Conte resta un alone di mistero, è invece limpida la posizione di Alessandro Di Battista che da giorni si dichiara contrario all'operazione in atto.

 

"Non ho dubbi che Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza - sottolinea -. Io contrasto Draghi non sul piano personale ma su quello politico. E, ripeto, non cambio idea". Da sempre vicina a Di Battista è la senatrice Barbara Lezzi, secondo cui "questa volta la decisione è ancora più complessa" e quindi in vista del voto su Rousseau chiede "di formulare quesiti chiari che possano lasciare esprimere i nostri iscritti pienamente".

 

Simile il discorso del senatore Nicola Morra che auspica sì una grande partecipazione ma "chi vorrà votare dovrà farlo essendosi bene informato ed avendo ponderato con grande lucidità le conseguenze della sua scelta. Libertà è responsabilità".

 

 

Il voto del 9 - Gli attivisti comunque saranno protagonisti già dal 9 febbraio, anche su un altro fronte, quello riguardante le modifiche dello Statuto, che manderanno in soffitta il capo politico aprendo l'era del Comitato direttivo composto da 5 membri con durata triennale. In caso di approvazione sarà da considerarsi implicitamente modificato anche il codice etico. Tuttavia, se non dovesse passare la riforma, si tornerà all'impostazione attuale e quindi sarà indetta la votazione del nuovo capo politico.

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