Il Prefetto Vittorio Pisani, Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, è stato intervistato dalla giornalista Barbara Carfagna
L'intervista, moderata dalla giornalista Barbara Carfagna, ha avuto luogo al Festival di Trento e ha affrontato il tema cruciale della sicurezza pubblica nell'era digitale, con un focus specifico sulle sfide poste dai dati criptati. Il Prefetto Vittorio Pisani, Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, è stato presentato come una figura di spicco nella lotta alla criminalità organizzata, con un'esperienza diretta nella transizione dalla criminalità tradizionale a quella tecnologicamente avanzata.
Interrogato sulla possibilità di replicare oggi le sue passate operazioni di successo (come la cattura dei latitanti Iovine e Zagaria), il Prefetto Pisani ha evidenziato come le metodologie investigative siano profondamente mutate. Nel passato il successo dipendeva prevalentemente dalle capacità umane dell'investigatore, data la scarsità di strumenti tecnologici e normativi (antecedenti al Codice Vassalli). Pisani ha reso omaggio ai suoi predecessori degli anni '70-'80 come i veri "maestri" dell'investigazione. Oggi l'evoluzione tecnologica fornisce strumenti che agevolano significativamente le indagini, rendendo, per certi aspetti, alcune catture potenzialmente "più facili".
La discussione si è concentrata su come la criminalità (in particolare terrorismo, pedopornografia e traffico di droga) sfrutti le nuove tecnologie e la crittografia, spesso avvalendosi di giovani esperti. Il Prefetto ha sottolineato il concetto di "identità digitale" come parallelo all'identità fisica. Sia l'autore del reato che la vittima operano e possono essere colpiti attraverso questa identità. I cittadini, pur preparati a difendere la propria identità fisica, sono spesso impreparati a tutelare quella digitale. I criminali sfruttano le normative sulla privacy, come il GDPR, per celare le proprie attività. Questo pone un dilemma fondamentale: come bilanciare il diritto alla privacy con le esigenze di sicurezza pubblica, specialmente di fronte a reati gravi.
Un punto cruciale sollevato da Pisani riguarda la disparità di trattamento normativo tra compagnie telefoniche tradizionali e i fornitori di servizi telematici (provider di email, servizi cloud, chat criptate come WhatsApp e Telegram). Sono soggette a obblighi di legge (conservazione dati, fornitura di prestazioni obbligatorie come le intercettazioni su richiesta dell'autorità giudiziaria, identificazione del titolare SIM). Mancano di una regolamentazione analoga. Non vi è un obbligo per questi provider di conservare dati sull'identità reale degli utenti o di fornire accesso alle comunicazioni criptate, nemmeno in casi di reati gravissimi. Pisani ha evidenziato come, ad esempio, in Italia non sia possibile nemmeno testare tecnologie per intercettare comunicazioni su piattaforme come Telegram per reati come la pedopornografia, a differenza di altri Paesi. Equiparare i provider di servizi digitali alle compagnie telefoniche, imponendo loro "prestazioni obbligatorie" e l'obbligo di cooperare con le autorità.
Il cybercrime è intrinsecamente transnazionale. Pisani ha sottolineato l'urgenza di una visione e di una normativa europea comune, nonché l'armonizzazione degli strumenti investigativi e operativi. Un criminale non dovrebbe poter scegliere dove operare in base a normative più permissive. Sono stati fatti passi avanti, come la creazione di un gruppo di alto livello UE sull'accesso ai dati, che ha prodotto raccomandazioni focalizzate sul dialogo con l'industria tecnologica e sulla necessità per le forze dell'ordine di tenere il passo con l'evoluzione tecnologica.
Pisani lo descrive come un'evoluzione delle tecniche di appostamento e videosorveglianza. Ha posto la questione sulla reale differenza, in termini di privacy, tra un poliziotto che osserva telecamere in diretta e un sistema AI che identifica un sospetto. L'utilizzo di tali strumenti invasivi deve essere strettamente legato alla gravità del reato (terrorismo, pedopornografia, criminalità organizzata) e regolamentato, idealmente a livello europeo.
È stato toccato il delicato equilibrio tra la presunzione di innocenza (tutelata costituzionalmente) e le esigenze di sicurezza della collettività. Esempi Pratici: Pisani ha sollevato interrogativi concreti: la collettività ha diritto di conoscere il volto di un truffatore seriale di anziani o di un rapinatore arrestato, anche prima di una condanna definitiva, per potersi proteggere? Un imprenditore ha diritto di sapere se un potenziale socio è indagato per reati gravi che potrebbero compromettere, ad esempio, certificazioni antimafia? I sistemi normativi dovrebbero essere adattabili in base all'esperienza e ai casi concreti, cercando un giusto bilanciamento. Un'adeguata informazione sui risultati investigativi può anche migliorare la percezione di sicurezza dei cittadini.
Il Prefetto Pisani ha descritto gli sforzi della Polizia di Stato per affrontare queste sfide: Polizia Postale e delle Comunicazioni (ora Polizia Cibernetica): Creata oltre 25 anni fa (grazie alla lungimiranza del Prefetto Pansa), rappresenta un'eccellenza nell'evoluzione verso la sicurezza cibernetica. Sono previsti corsi di formazione specifici e l'assunzione diretta di laureati in informatica. È stato creato un "Innovation Hub" presso Europol e si coltiva un rapporto diretto con l'industria tecnologica per rimanere al passo con i tempi. La Polizia Cibernetica promuove attivamente la cultura della legalità nelle scuole, con "pillole di legalità" su temi come il corretto uso dei social media, l'identità digitale, il cyberbullismo e la pedopornografia, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione. Il motto è "Prevenire, Contrastare, Proteggere".
L'intervista ha delineato un quadro complesso in cui l'evoluzione tecnologica offre opportunità ma pone anche sfide significative alla sicurezza pubblica. Il Prefetto Pisani ha invocato una maggiore regolamentazione dei servizi digitali a livello europeo, un approccio basato sulla proporzionalità nell'uso di nuovi strumenti investigativi e un continuo adattamento delle forze dell'ordine, combinando repressione, prevenzione e innovazione tecnologica per proteggere i cittadini nel mondo fisico e digitale.