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Draghi: "Il sogno dell'Ue è che nessuno sia lasciato indietro" | Sui vaccini appoggia proposta di Biden sui brevetti

Il premier al Social Summit di Porto: "Il nostro modello sociale è un punto d'orgoglio ma questa non è l'Europa come dovrebbe essere. Il mercato del lavoro va reso più giusto dopo lo shock del Covid"

"Da tempo l'Ue ha fatto del suo modello sociale un punto di orgoglio". Lo ha affermato il premier Mario Draghi nel corso del suo intervento al Social Summit di Porto. "Il sogno europeo è di garantire che nessuno venga lasciato indietro - ha precisato -. Ma, già prima della pandemia, le nostre società e i nostri mercati del lavoro erano frammentati con disuguaglianze generazionali, di genere e regionali. Questa non è l'Europa come dovrebbe essere".  

"Il mercato del lavoro ingiusto, ostacola la crescita" - Il premier ha quindi posto l'attenzione su un mercato del lavoro ingiusto e ha spiegato: "Troppi Paesi dell'Ue hanno un mercato del lavoro a doppio binario, che avvantaggia i garantiti, in genere i lavoratori più anziani e maschi, a spese dei non garantiti, come le donne e i giovani. Mentre i cosiddetti garantiti sono meglio retribuiti e godono di una maggiore sicurezza del lavoro, i non garantiti soffrono una vita lavorativa precaria. Questo sistema è profondamente ingiusto e costituisce un ostacolo alla nostra capacità di crescere e di innovare". 

 

 

"Divari ancora più profondi" - "Lo shock provocato dal Covid - ha chiarito - ha reso i divari ancora più profondi. Così come durante la Grande recessione e la crisi del debito sovrano in Europa, sono i nostri giovani e le nostre donne a pagare il prezzo di questa tragedia. Queste fratture hanno profonde radici storiche e culturali. Ma svelano anche evidenti carenze istituzionali e giuridiche. 

 

"Il programma Sure per il lavoro diventi strutturale" - "Assicuriamoci - ha poi auspicato il presidente del Consiglio - che il programma Sure di sostegno all'occupazione rimanga al suo posto", diventando strutturale. 

 

Recovery, in Italia "6 miliardi per riformare le politiche attive del lavoro" - Dopo aver posto l'attenzione sui limiti della situazione lavorativa in Ue, Draghi ha spiegato come intende intervenire in Italia utilizzando i finanziamenti legati al Recovery e ha detto: "L'Italia, grazie al Piano di ripresa e resilienza, sta cercando di porre rimedio a questa triste situazione. Verranno investiti 6 miliardi di euro per riformare le politiche attive del mercato del lavoro. Il piano prevede un programma per l'occupabilità e le competenze, destinato alla formazione e alla riqualificazione di coloro che devono cambiare lavoro o che sono alla ricerca di una prima occupazione, seguendo l'esempio del Programma europeo di garanzia per i giovani". 

 

 

Investire per rimediare alle disuguaglianze - Ha poi precisato che nel Pnrr "4,6 miliardi di euro sono destinati ad accrescere il numero di asili nido e di scuole materne, alleviando il carico delle madri lavoratrici. Sono previste anche misure di lotta alla povertà infantile. L'Italia sostiene il progetto di proposta della Commissione Ue di garanzia europea per l'infanzia, nonché i principi contenuti nell'agenda relativi all'assistenza di lungo termine e alle pari opportunità di genere. Oltre 14 miliardi di euro sono previsti per le infrastrutture di trasporto al Sud, per aumentare la produttività e l'accesso al mercato per le imprese e i lavoratori". Inoltre, il premier ha auspicato che non si riducano "troppo presto le misure per gli stimoli di bilancio". 

 

Vaccini, Draghi a favore della proposta di Biden sui brevetti Nel corso della cena di lavoro dei leader europei, Draghi avrebbe detto, in un contesto di rimozione del blocco alle esportazioni da parte dei Paesi extra-Ue, di vedere con favore la proposta del presidente Biden sulla sospensione dei brevetti. Siamo di fronte a un evento unico: milioni di persone che non sono in condizione di acquistare i vaccini stanno morendo - è il ragionamento del premier italiano, a quanto si apprende -. Le case farmaceutiche hanno ricevuto finanziamenti enormi dai governi, e a questo punto ci sarebbe quasi da aspettarsi che ne restituissero almeno una parte a chi ha bisogno. Persone che conoscono bene la materia mi dicono che una misura temporanea e ben congegnata non rappresenterebbe un disincentivo per l'industria farmaceutica. 

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