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Dossieraggio, Melillo: "Credo che le azioni di Striano non siano individuali"

Il procuratore Melillo in commissione Antimafia: "La nostra banca dati non è un buco nero, valutare l'adegatuezza degli strumenti per la tuela del segreto"

In relazione all'inchiesta della procura di Perugia su presunte attività di dossieraggio ai danni di centinaia di personalità, il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo in commissione Antimafia ha dichiarato che le condotte del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano "mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale".

Il Procuratore nazionale antimafia ritiene che "ci siano molti elementi che confliggano con l'idea di un'azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano".

Dossieraggio, Melillo: "Credo che le azioni di Striano non siano individuali" - foto 1
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"Ho esperienza di dossieraggi abusivi, io vittima"

 E aggiunge: "Si tratta di una mia personale valutazione. Ma ho una discreta esperienza anche come vittima di autentici dossieraggi abusivi come quelli ritrovati negli archivi paralleli della sede Sismi, affidati a Pio Pompa nel 2006". In ogni caso, ha osservato ancora Melillo nell'audizione davanti alla commissione Antimafia, "elemento centrale dell'inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano". 

 

 

"La nostra banca dati non è un buco nero"

 "Nella nostra banca dati, ben lontana dall'essere un "buco nero", si ritrova un ridotto numero delle Sos (segnalazioni di operazioni sospette) generate nel sistema finanziario e trasmesse dall'unità di informazione finanziaria", ha poi chiarito il procuratore spiegando che "la banca dati è uno strumento fondamentale della pienezza e dell'effettività delle indagini di ciascun magistrato delle Procure distrettuali". 

 

"Debolezza delle nostre reti informatiche"

 Inoltre, Melillo ha parlato di "straordinaria debolezza delle nostre reti informatiche", debolezza che riguarda "soprattutto l'amministrazione della giustizia. E questo non solo davanti agli attacchi interni o esterni a dati riservati, ma per l'oggettiva sproporzione tra la dimensione digitale della criminalità e la capacità di contrasto del nostro sistema. Da tempo ritengo impossibile indagare efficacemente contro mafie e terrorismo senza governare adeguatamente la dimensione cibernetica". 

 

"Valutare adeguatezza strumenti per tutela segreto"

 E ancora: "La consapevolezza della serietà estrema dei rischi che gravano sull'immagine di trasparenza, correttezza e affidabilità di tutte le istituzioni che gestiscono informazioni riservate, credo potrà utilmente contribuire a valutare l'adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d'ufficio e investigativo, ma anche la protezione di persone coinvolte dall'eventuale uso abusivo di quelle informazioni e di ogni altro patrimonio informativo, ma anche a tutelare la sicurezza della Repubblica". 

 

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