Fissato per dirigenti e consulenti il limite di 240mila euro previsto per gli amministratori della P.a.
L'aula del Senato ha approvato l'emendamento al ddl editoria - presentato dal relatore Roberto Cociancich (Pd) - che fissa per gli stipendi Rai il tetto di 240mila euro previsto per gli amministratori pubblici. Il limite si applica "agli amministratori, al personale dipendente e ai consulenti" della tv pubblica.
L'unico parlamentare ad essersi astenuto sulla norma che introduce il tetto agli stipendi Rai è il senatore Giovanni Endrizzi del M5S che ha votato in dissenso dal suo gruppo che, invece, ha detto sì. "Con la mia astensione - ha detto Endrizzi intervenendo in Aula - intendo lasciare al Pd tutto il merito di passare la paletta dove il M5S ha indicato di pulire...". I 5 Stelle, infatti, con Alberto Airola, avevano ribadito di essere stati loro "i primi" a protestare contro gli "stipendi d'oro" nel servizio pubblico radio Tv.
Anche gli altri gruppi tra cui FI e Lega hanno rivendicato la paternità della decisione. Soprattutto Roberto Calderoli che, avendo "presentato per primo l'emendamento" in questo senso, ha chiesto e ottenuto che si votasse prima la sua proposta di modifica di quella di Cociancich. "Voteremo convintamente sì a questo emendamento - aveva detto Lucio Malan (FI) - perché è frutto del nostro lavoro".
Nella gara tra i partiti a intestarsi la norma contro le mega retribuzioni è il Pd, con Francesco Verducci, ad esprimere grande soddisfazione: "Con questo emendamento, su iniziativa parlamentare - afferma il vicepresidente della Commissione di Vigilanza - la Rai fara un ulteriore salto di qualità su trasparenza e riordino delle retribuzioni, sanando la troppa confusione e le troppe iniquità, spesso stratificatesi negli anni, che ne compromettono pesantemente la credibilità e l'autorevolezza". "E' un passo importante - afferma - che spronerà l'azienda a varare un vero codice di regolamentazione e alla completa trasparenza su tutte le retribuzioni, anche quelle artistiche".