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Corte di Strasburgo condanna lʼItalia: "Deve riconoscere le unioni gay"

Per i giudici di Strasburgo Roma ha violato i diritti umani di tre coppie di omosessuali. I legali: "Risultato molto positivo"

giugno coppie gay
dal-web

La Corte europea dei diritti umani ritiene che l'Italia dovrebbe introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. I giudici di Strasburgo hanno infatti condannato l'Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali. Soddisfatti i legali: "Risultato molto positivo, va data una forma istituzionalmente definita".

Secondo la Corte "la protezione legale disponibile attualmente a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze".

Nello specifico, i giudici di Strasburgo hanno condannato l'Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali. L'Italia dovrà pagare loro 5mila euro per danni morali dovuti alla violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare.

A fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani erano state tre coppie di omosessuali che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (provincia di Milano). Tutte e tre hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste rifiutare la possibilità. La sentenza diverrà definitiva tra 3 mesi se i ricorrenti o il Governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.

Massimo Clara, Marilisa D'Amico e Cesare Pitea, difensori di due delle tre coppie al centro del pronunciamento della Corte di Strasburgo, si dicono soddisfatti: "Il governo è stato condannato a un risarcimento. La decisione non impone vincoli sullo strumento da individuare, si tratti di matrimonio, Dico o altro, ma uno strumento serve".

Solo pochi giorni fa, all'Assemblea del Pd, il premier Matteo Renzi aveva promesso l'approvazione entro la fine dell'anno di una legge sulle unioni civili attirando le critiche della Cei. Secondo i vescovi, infatti, "non si tratta di un'urgenza".

Boschi: "Legge entro un anno" - "Abbiamo presentato un programma molto preciso sui tempi: dopo le riforme costituzionali a settembre il ddl sarà approvato al Senato prima di entrare nella sessione di Bilancio per il voto finale alla Camera entro fine anno senza modifiche. Recupereremo il tempo perso da altri". Cosi' il ministro Boschi dopo la sentenza di Strasburgo.