EMENDAMENTO AL DDL

Corruzione, governo: ok a pene più severe per il falso in bilancio

Nel mirino in particolare le società quotate e le banche: chi ne falsifica i conti rischia da 3 a 8 anni di reclusione

16 Mar 2015 - 22:04
 © ansa

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Con un emendamento ad hoc al ddl anticorruzione, il governo inasprisce le pene per il falso in bilancio. Scompaiono le soglie di punibilità (previste in un primo momento) e si inaspriscono le misure restrittive per le società quotate in borsa, per quelle che emettono titoli sul mercato e per le banche. Chi falsifica il bilancio di questo tipo di società rischia da 3 a 8 anni di reclusione, rendendo così possibili eventuali intercettazioni.

Queste alcune delle novità contenute nell'emendamento presentato dal governo al ddl anticorruzione. Per le normali società, invece, nel caso in cui "consapevolmente" si espongano "fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero" o li si omettano, la pena è della reclusione da 1 a 5 anni. Cioè senza intercettazioni, previste per i reati con condanne superiori ai 5 anni.

Per le piccole società, cioè quelle che secondo il codice civile non possono fallire, è prevista la procedibilità a querela di parte. Per i fatti di lieve entità, la reclusione andrà dai 6 mesi ai 3 anni, mentre è prevista, sulla base di quanto deciso dalla recente riunione del Consiglio dei ministri, la non punibilità per particolare "tenuità del fatto". Ma toccherà al giudice valutare caso per caso.

Non saranno solo i direttori generali o gli amministratori, o i sindaci a pagare in caso di falso in bilancio. Se i vertici delle società commetteranno tale reato, anche per loro sanzioni più severe: dovranno pagare dalle 200 alle 600 quote. Quindi anche loro avranno interesse a che i propri amministratori siano onesti.

Rivendica immediatamente il risultato il premier Matteo Renzi che parla di "pene più aspre" per l'anticorruzione e di tempi raddoppiati per la prescrizione: l'altro progetto di legge all'esame dell'Aula della Camera. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che aveva presentato come suo primo atto da parlamentare un disegno di legge per contrastare la corruzione in Italia, canta vittoria e alla notizia della presentazione da parte del governo dell'emendamento ormai ribattezzato "Godot" dal M5S per i lunghi tempi d'attesa, commenta con un significativo: "Alleluja!".

Ma nonostante l'accelerazione decisa improvvisamente dal governo, l'esame del ddl rischia di slittare. Il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Francesco Nitto Palma fissa infatti a mercoledì prossimo il termine per la presentazione dei subemendamenti e il testo, che la Conferenza dei Capigruppo aveva fissato già da martedì in Aula, non ci arriverà prima dell'inizio della prossima settimana.

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