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Vittorio Sgarbi nella bufera: inchiesta per evasione e consulenze d'oro | Meloni "approfondirà", Sangiuliano lo "scarica"

Il sottosegretario ai Beni culturali non avrebbe pagato debiti per 715mila euro

Vittorio Sgarbi nella bufera: inchiesta per evasione e consulenze d'oro | Meloni "approfondirà", Sangiuliano lo "scarica" - foto 1
Tgcom24

Vittorio Sgarbi nella bufera.

Il sottosegretario alla Cultura, infatti, come anticipato dal Fatto Quotidiano e confermato dall'Ansa, è indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Non avrebbe pagato debiti per 715mila euro. Sgarbi rigetta le accuse e minaccia querela, sostenendo di avere una lettera dell'Autorità Anticorruzione che giustifica le sue "attività divulgative". Nello specifico, si parla di 300mila euro incassati nel 2023 per consulenze, presentazioni e mostre. Secondo il sottosegretario, l'Anac ha detto che "non c’è alcuna incompatibilità. Sono illazioni che nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal ministero per le missioni". Nel mentre, il ministro Gennaro Sangiuliano lo "scarica" con un'intervista (che Sgarbi ha definito falsa): "Non sapevo nulla delle consulenze. Ho già avvertito Meloni. Del resto non l'ho voluto io. Cerco di tenerlo a distanza e di rimediare ai suoi guai". Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a quanto si apprende, appena le sarà possibile approfondirà la vicenda e successivamente farà le sue valutazioni. Al momento non ci ssarebbero decisioni drastiche in vista.

 

 

Secondo quanto riportato dall'Ansa, che fosse sotto indagine a Roma, il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, lo aveva appurato in estate quando i magistrati di piazzale Clodio gli hanno notificato l'elezione di domicilio. Nei suoi confronti l'accusa è di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. I pm del pool che si occupano dei reati fiscali hanno avviato nei mesi scorsi una indagine a suo carico per una vicenda che risale all'ottobre del 2020. Secondo l'accusa il critico d'arte non ha pagato i debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro.

 

Il procedimento è legato a una asta durante la quale, secondo l'accusa, la fidanzata di Sgarbi, Sabrina Colle, avrebbe acquistato un'opera dell'artista Vittorio Zecchin pagandola 148mila euro circa. Per i magistrati il reale acquirente sarebbe però lo stesso critico d'arte. Una ricostruzione contestata dagli indagati per i quali l'operazione sarebbe stata effettuata da Sabrina Colle con il denaro di una terza persona.

 

L'acquisto del dipinto, "Il giardino delle fate", opera del 1913, secondo la tesi di Sgarbi, sarebbe stato realizzato grazie alla munificenza dell'ormai defunto Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, ex presidente di Confedilizia e vicepresidente dell'Abi. "Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata da Corrado Sforza Fogliani, come risulta da bonifico - afferma al Fatto Quotidiano il sottosegretario -. Avrà diritto di avere un quadro? Io inoltre non ho mai partecipato all'asta. Il quadro è stato battuto dalla mia fidanzata, è intestato a lei, ed è notificato dallo Stato a suo nome. Lei batte il quadro e dopo un certo tempo, attendendo di pagarlo, ne parla con Sforza Fogliani che decide di regalarglielo". Una ricostruzione confermata anche da Sabrina Colle. "Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico - afferma - mi ha fatto un regalo. Tutto questo lo abbiamo già spiegato alla Finanza".

 

Per la Procura l'obiettivo degli indagati era mettere l'opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del fisco. Per i magistrati capitolini, però, quanto avvenuto configura, il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte come previsto dall'articolo 11 della legge 74 del 2000 che punisce chiunque "al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte" "aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva".

 

L'indagine, in base a quanto si apprende, potrebbe essere definita già nei prossimi mesi. In Procura a Roma puntualizzano però che nessun fascicolo è stato avviato per un'altra vicenda che coinvolge il sottosegretario e che riguarda presunte consulenze da lui ottenute nell'ultimo anno. "Nessun profilo penale", spiegano gli inquirenti ma sul punto è intervenuto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che in una intervista sempre al Fatto Quotidiano, ha annunciato l'invio di carte e documenti all'attenzione dell'Antistrust che ha già avviato l'esame della documentazione ricevuta. L'Autorità "dovrà verificare una volta per tutte se quell'attività a pagamento è contraria alla legge", ha affermato il ministro.  Ma Sgarbi parla di "calunnie" e annuncia il deposito di una querela.

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