"Le dimissioni di Italo Bocchino vengono accettate ma questo non c'entra con le posizioni di Fini". Lo afferma Fabrizio Cicchitto a Porta a Porta. "Questo è il mio parere", risponde il presidente del gruppo del Pdl alla Camera. "Si è determinata una crisi nel rapporto di fiducia che non deriva dalle posizioni politiche dell'onorevole Bocchino - spiega Cicchitto - ma dal fatto che ha messo in fibrillazione il gruppo".
Cicchitto spiega: "L'altalena di dimissioni date e poi rinviate, il tentativo di coinvolgere il capogruppo in votazioni ulteriori ha messo in fibrillazione il gruppo e richiede una riflessione su decisioni che prescindono da Fini". "Si è determinato effettivamente un problema nel rapporto di fiducia tra il capogruppo ed il su vice", aggiunge Cicchitto. "Bocchino mi ha presentato più volte le sue dimissioni - spiega - poi mi ha dato una lettera che si era impegnato a tenere riservata, che presentava un elemento stravagante: dimettendosi lui anche io avrei dovuto dimettermi e saremmo dovuti andare ad una sorta di resa dei conti votando nel gruppo".
"Atti contraddittori - va avanti Cicchitto - e siccome si è determinato un problema di fiducia apriremo una riflessione nel gruppo, ma ciò non ha nulla a che fare con il fatto che Bocchino e altri amici hanno posizioni vicine al presidente della Camera. Per esempio con Silvano Moffa che partecipa a riunioni del presidente della Camera, abbiamo sempre collaborato in un rapporto politico personale ottimo. Quindi le questioni che affronteremo domani prescindono".
"Gruppo chiarirà situazione"
"Alla tua lettera di dimissioni fa seguito una tua nuova lettera (preceduta e seguita da pubbliche dichiarazioni non proprio distensive) con cui pretendi semplicisticamente e con motivazioni astruse e non condivisibili di ritirare le tue dimissioni, apparse su tutti i giornali e televisioni con voluto effetto mediatico". E' quanto si legge nella lettera che il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha inviato al suo vice Italo Bocchino.
Cicchitto spiega di voler far risolvere la questione all'assemblea non reputando più possibile poterla risolvere "autonomamente". "La responsabilità del mio ruolo mi impone di convocare il gruppo per affrontare seriamente la vicenda e, con il metodo più democratico, lasciare ai deputati il compito di accettare o meno la prima o la seconda delle tue lettere".