politica

Pdl, approvato documento finale

22 Apr 2010 - 18:35

Dopo una giornata ad alta tensione, la direzione Pdl approva il documento finale con 160 "sì", 11 "no" e un astenuto. Tra i passaggi del testo dei coordinatori anche il fatto che "le correnti negano la natura del partito". Nel documento si afferma inoltre che "in un partito democratico si deve poter discutere di tutto, ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale e che, una volta assunta una decisione, tutti si adeguino".

Nel testo c'è spazio anche alla rivendicazione dei "due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dei risultati del governo" e al riconoscimento di "una forte e autorevole leadership del presidente". Sono questi, in pratica, i punti principali del documento finale approvato con una maggioranza bulgara dalla Direzione Nazionale del Pdl e che ha sancito di fatto la rottura tra il premier ed il presidente della Camera. Un documento che riceve soltanto undici voti contrari e l'astensione dell'ex ministro Beppe Pisanu, al termine di una "giornata amara", per usare le parole di Gianni Alemanno, all'Auditorium della Conciliazione di Roma. Il documento raccoglie parte dei contributi dei relatori che si sono alternati sul palco ma soprattutto scava un solco profondissimo tra i due cofondatori del Pdl.

Aria da dentro o fuori
Tradotto dal politichese significa che non chi non accetta le regole della maggioranza si trova di fatto fuori dal partito. Ma il presidente della Camera non ci pensa proprio a farsi da parte. "Non ho nessuna intenzione di lasciare la presidenza della Camera, nè tantomeno il partito: ho pieno diritto di porre questioni politiche". L'obiettivo, spiegano apertamente i suoi, è quello di fare una "minoranza politico-culturale" all'interno del Pdl. Non una corrente per avere posti, ma ''un'area'' dentro il partito.  L'epilogo della Direzione Nazionale va ben oltre qualsiasi piu' nera previsione: la frattura appare ormai definitiva. Anche perché va in onda in diretta, sotto l'occhio delle telecamere.

Nessuno dei due ora può fare marcia indietro
Non può Fini. Non a caso i fedelissimi gli attribuiscono frasi al vetriolo: il partito non è un'azienda, non può licenziarmi come se fossi un suo dipendente. Anzi, il presidente della Camera preannuncia battaglia e lo dice apertamente a Sandro Bondi che poi riferirà: mi ha detto che intende fare scintille in Aula. Ed è proprio quello che Berlusconi teme. La "guerriglia" dentro il Parlamento. Una continua conta di finiani e lealisti.

L'arma del premier
Contro questa balcanizzazione del Pdl, il premier pensa di avere un asso nella manica: il documento. Un ragionamento che prosegue così: ma non ci pensa proprio vuole restare e logorarmi, ma io non ho nessuna intenzione di lasciarglielo fare e ora, grazie al documento approvato, ho lo strumento per sbattere fuori dal partito chi non si allinea alle decisioni. L'interpretazione data del premier è chiara: e non vale solo per l'Aula. Ma anche per la tv.

Berlusconi è convinto che questo possa scoraggiare molti finiani. Gli altri si convinceranno. Ecco perché è fiducioso che il governo possa andare avanti anche in caso di strappo definitivo. E giudica "devastanti" i risultati per Fini che porta a casa un misero 6%. Con questi numeri, si è chiesto, come si fa a continuare a rivendicare per sè la presidenza della Camera?

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