Ma il Carroccio teme il referendum
Dopo poche ore dal battesimo del Pdl, i rappresentanti del neonato partito, insieme con quelli della Lega si sono riuniti nella villa del premier ad Arcore per fare il punto della situazione. Sul tavolo, due le questioni prioritarie che hanno tenuto banco: le amministrative di giugno e il referendum sulla legge elettorale fortemente osteggiato dal Carroccio. Luna strettamente collegata allaltra.
Referendum. Quello che preoccupa per la pace dellalleanza è proprio la consultazione referendaria, contro la quale la Lega è scesa in campo più volte. Insomma, anche Roberto Castelli in unintervista al Corsera ha messo in guardia sui rischi di un braccio di ferro . "Non vorrei che con questa storia del referendum si esagerasse avverte il sottosegretario alle Infrastrutture - perchè proseguire su quella strada significa andare diritti al patatrac".
Dunque, per lesponente leghista quelle all'interno della maggioranza sono solo "schermaglie pre elettorali", mentre c'e' una sola insidia e si chiama referendum, anche perche' ammonisce - non dimentichiamolo, per Fini questa e' una partita importante". E le conseguenze potrebbero essere pesanti. In molti della Lega, infatti, sono convinti che non sia stato un lapsus quello con cui il presidente della Camera ha buttato lì la data del 7 giugno, quando si voterà per le Europee e per il primo turno delle amministrative, lunico modo in cui sarebbe possibile raggiungere il quorum necessario. Idea che la Lega vede come il fumo negli occhi, preoccupata anche dalle ambizioni di Berlusconi (puntiamo al 51 per cento) che, se raggiunte, la porterebbero a non essere più determinante per la maggioranza alla Camera, riducendo così i suoi poteri contrattuali.
Amministrative. Solo in extremis il Carroccio ha incassato l'investitura di un suo uomo, Daniele Molgora per la corsa alla Provincia di Brescia, ma ha dovuto cedere su Torino dove alle provinciali sarà candidata la pidiellina Claudia Torchietto. Via libera alla piazza più importante: a Milano il candidato presidente è il berlusconiano Guido Podestà. Per la città di Torino il Carroccio ha insistito con Elena Maccanti, mentre il Pdl contrapponeva il nome della numero uno dell'Api Porchietto. Il rischio - che però Berlusconi non voleva assolutamente correre - era di un clamoroso divorzio elettorale, con due candidati presidenti del centrodestra. E ha preferito mollare, dopo essersi appartato con Bossi, su Brescia, dove il Pdl aveva già candidato l'azzurro Romele, legato al ministro Gelmini. Altri problemi, risolti all'ultimo, a Padova: una poltrona per due aspiranti presidenti, il candidato sarà del Pdl.
Ma nelle ultime ore a Monza il Carroccio ha minacciato più o meno esplicitamente di non sostenere la corsa di Dario Allevi (ex An) per la guida della nuova Provincia. Motivo: Allevi è legato a La Russa, e il ministro della Difesa si è più volte espresso a favore dell'abolizione delle Province. Sullo sfondo, ci sono inoltre le regionali dell'anno prossimo. Il Carroccio ha già prenotato il Veneto, ma nel movimento c'è chi sostiene che il vero obiettivo di Bossi sarebbe la presidenza della Lombardia, dove Roberto Formigoni ha già annunciato di ricandidarsi per la quarta volta.