politica

Bio-testamento,via libera da Senato

Ora il testo del ddl passa alla Camera

26 Mar 2009 - 18:38

Il Senato ha approvato con 150 voti a favore 123 contrari e 3 astenuti il ddl sul testamento biologico. Ora il dispositivo passa alla Camera. Il via libera, che arriva 45 giorni dopo la morte di Eluana Englaro, è stato dato con voto palese. Nel ddl è stato inserito un emendamento presentato dell'Udc che rende "non vincolanti" le dichiarazioni anticipate di trattamento del paziente e fa gridare "all'imbroglio" l'opposizione.

Dura cinque anni, è redatta in forma scritta, non è vincolante, non vi rientrano alimentazione e idratazione né puo' raccogliere indicazioni che si configurino come eutanasia o suicidio assistito. E' fatta così la Dichiarazione anticipata di trattamento (Dat) prevista dal disegno di legge sul testamento biologico votato dal Senato con 150 sì, 123 no e tre astenuti.

Favorevoli Pdl, Lega e l'Udc. Contrari il Pd e Idv. In dissenso dal proprio gruppo sono intervenuti in Assemblea Emanuela Baio e Claudio Gustavino del Pd e gli esponenti del Pdl Antonio Paravia, che ha parlato anche a nome del collega Saro, Lucio Malan, Marcello Pera e Laura Bianconi (che ha annunciato la non partecipazione al voto). Fuori da Palazzo Madama il sit-in dei radicali.

È stato il vicepresidente dei senatori del Pdl, l'ex radicale Gaetano Quagliariello, a ribadire i principi cui è improntato il ddl Calabrò che "impedisce che la volontà di un soggetto sia ricostruita ex post", stabilisce che "nessuno puo' arrogarsi il diritto di decidere quando una vita è degna di essere vissuta o meno", non permetterà più "nessun caso Englaro" e tiene conto della "necessità che il futuro resti sempre aperto, che nessuno resti impiccato a scelte precedenti mentre magari la scienza si è evoluta".

Il riferimento è al fatto che durante i lavori un emendamento di Antonio Fosson (Udc) all'articolo 4 ha reso le dichiarazioni anticipate di trattamento non più vincolanti per il medico. E' stata cosi' cancellata una modifica introdotta in commissione Sanità su proposta di Roberto Centaro (Pdl). Il nuovo comma 1 dell'articolo 4 recita: "Le dichiarazioni anticipate di trattamento non sono obbligatorie", mentre per il testo originario "non sono obbligatorie, ma sono vincolanti". "I medici e il fiduciario potranno valutare la situazione, perche' dal tempo delle dichiarazioni all'eventuale loro applicazione possono intervenire modificazioni della volonta' della persona o progressi nella scienza medica" ha spiegato il presidente del gruppo Pdl Maurizio Gasparri.

Nel Pd un netto dissenso
Una modifica sostanziale che e' stata considerata dal senatore cattolico Ignazio Marino come ''il bacio della morte '' al ddl che riduce a ''carta straccia'' tutto il provvedimento e che ha convinto l'area cattolica del Pd a votare contro, ricompattando cosi' un gruppo che sul testamento biologico si era diviso tra cattolici e laici. Rimane, pero', il dissenso netto dei teodem Emanuela Baio e Claudio Gustavino che hanno votato a favore del testo. Ma si tratta, comunque, di una posizione marginale tra i cattolici democratici.

Anche i cattolici del partito democratico hanno votato no
Il ddl sul testamento biologico approvato in Senato è "dannoso e non utile", una "bandiera ideologica", frutto di una "netta chiusura" a ogni "dialogo possibile". Sono questi i motivi che hanno spinto anche senatori cattolici del Pd, a cominciare dalla capogruppo in commissione Sanità Dorina Bianchi, a dire 'no' al testo Calabrò. "Non potendoci esprimere in favore di un provvedimento in cui non ci riconosciamo perché dannoso e non utile ai cittadini italiani, esprimiamo oggi voto contrario, sperando che questa legge possa essere cambiata nel suo iter parlamentare alla Camera", spiegano in una nota congiunta Dorina Bianchi, Daniele Bosone, Benedetto Adragna, Lucio D'Ubaldo, Franco Bruno, Antonio Rusconi e Mariapia Garavaglia.

Sit in dei Radicali
Mentre al Senato veniva approvata la legge sul testamento biologico, i Radicali di Milano e l'associazione Luca Coscioni hanno organizzato un presidio in centro citta', in piazza San Carlo, per protestare contro ''una pagina nera della democrazia italiana'', raggiunta con una legge ''violenta, oscurantista e clericale''.

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