politica

Brunetta:province,sì a cambiamento

"Ridisegnare l'ente per risparmiare"

24 Feb 2009 - 11:53

Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervistato come ogni martedì dal direttore di Tgcom Paolo Liguori, si è detto favorevole a una riforma per le province per risparmiare sulla spesa pubblica. "Le farei diventare un consorzio -ha detto- nel quale il presidente sia il sindaco del comune più grande e i consiglieri gli altri sindaci della zona". "Cancellerei le Comunità montane -ha aggiunto-, il risparmio sarebbe di 180 milioni l'anno"

Nel terzo appuntamento "Brunetta 2.0" andato in onda in diretta streaming su Tgcom, il ministro si è dunque particolarmente soffermato su un paio di interventi sugli enti pubblici per diminuire gli sprechi. "Sulle province - ha aggiunto, rispondendo anche una domanda di un lettore di Tgcom su questo argomento - so che ancora non c'è una linea comune nella maggioranza, ma io ho le idee ben chiare. Col federalismo serviranno a ben poco, ma visto che sono costituzionalizzate potrebbero diventare un ente di secondo livello e costerebbero miliardi di euro in meno. E' una riforma da studiare con calma, non imminente, considerato che ci si avvicina al rinnovo di alcune amministrazioni provinciali".

Le Comunità montane, invece, dovrebbero essere del tutto cancellate. "Sono enti che sopravvivono portati avanti da politici di seconda scelta, inutili. I loro compiti potrebbero essere benissimo portati avanti da altri", ha detto.

I tagli nelle università
Brunetta ha poi precisato la sua posizione sulle dichiarazioni del presidente della Repubblica Napolitano, che aveva auspicato uno stop ai tagli nell'università. "Conosco bene quel mondo, essendo io docente in un ateneo - ha detto Brunetta - e i tagli programmati non sono indiscriminati, ma tendono a colpire sprechi dovuti alle baronie e alla proliferazione dei corsi, cose di cui il mondo dell'università è responsabile". "Fa bene Napoluitano a preoccuparsi - ha aggiunto - ma noi dobbiamo puntare a favorire i migliori, premiare gli atenei che favoriscono la ricerca e non tutti indiscriminatamente".

"Il pubblico impiego non è una palla al piede"
Il ministro è tornato a parlare dei "lazzaroni" nel pubblico impiego. "Gli italiani hanno capito cosa stiamo facendo. Il pubblico impiego non è la palla al piede dell'Italia, ma deve rappresentare l'eccellenza - ha affermato -. Ci costa ben 300 miliardi di euro l'anno, di cui 192 in salari, e riguarda 3 milioni e 650mila dipendenti in settori nevralgici del Paese come la salute, la scuola, la ricerca, la sicurezza e la giustizia". "In questo clima di crisi in cui temono per il posto di lavoro, i dipendenti pubblici sono un'eccezione, non possono essere licenziati ne' essere messi in cassa integrazione, e proprio per questo e per il ruolo che ricoprono devono rappresentare - ha ripetuto Brunetta - l'eccellenza del Paese".

"Occorre più produttività"
Il ministro ha infine commentato l'iniziativa di alcuni dirigente di azienda pronti a ridursi lo stipendio per fronteggiare la crisi economica. "Quella di ridursi lo stipendio o di introdurre la settimana corta - ha affermato Brunetta - sono iniziative particolari giuste per un periodo particolare come quello che stiamo vivendo. Adesso bisogna resistere, ma la strada maestra è un'altra, ossia aumentare la produttività e di conseguenza i salari". Per il ministro, insomma le due cose vanno di pari passo: più uno viene pagato, maggiori sono le pretese che il datore di lavoro può avere.

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