Padre Eluana contro legge in Parlamento
Per Beppino Englaro, la legge sul testamento biologico che il Parlamento si appresta ad approvare "è una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole, il padre di Eluana aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", prevista a Roma sabato.
Ma non sarà fisicamente presente. Vi parteciperà attraverso un collegamento telefonico perché , spiega determinato, i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico.
Insomma, se il ddl in discussione in Parlamento dovesse essere approvato, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale alla luce della "manifesta anticostituzionalità" di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadini. Ma, avverte, se non ci dovesse essere nessuna bocciatura dalla Consulta, resta solo una via obbligata, quella del referendum perché la decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive.
Immediata la replica del Pdl. Rattristano le parole di Beppino Englaro, che ha definito una barbarie il disegno di legge sul testamento biologico ancora in discussione al Senato e ha così offeso gratuitamente il Parlamento si legge in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, rispettivamente capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. Anche perchè - continua la nota - il ddl Calabrò ha raccolto fino ad ora consensi e aperture di credito che vanno ben oltre la maggioranza che sostiene il governo. Un dramma personale, come certamente è stato quello di Eluana Englaro, non può essere usato per coprire un disegno politico. L'impressione, invece - concludono gli esponenti piddiellini - è che il polverone che si sta sollevando contro il disegno di legge serva ad impedire un dibattito sui contenuti nella chiarezza delle rispettive posizioni, per non dire apertamente cos'è che si vuole in realtà: l'introduzione dell'eutanasia nel nostro Paese.
E, nel frattempo, proprio sulla consultazione popolare, nel Partito democratico discutono a distanza la 'teodem' Paola Binetti e il chirurgo Ignazio Marino. Quest'ultimo aveva rilanciato, ospite alcuni giorni fa di un convegno dei radicali, l'idea di un referendum qualora il Parlamento approvasse una legge che nega la libertà dei pazienti di scegliere, o rifiutare, le terapie a cui sottoporsi. Pronta la Binetti, che di tutto punto subito ha rilanciato, opponendosi e invocando una battaglia culturale per far naufragare liniziativa promossa, tra l'altro, da molti dei suoi futuri compagni di partito come Umberto Veronesi. Ma la stessa pasionaria protagonista della campagna astensionistica al referendum sulla procreazione medicalmente assistita della primavera 200, ricorda la mobilitazione capillare dei cattolici per la legge 40: "Abbiamo spiegato le nostre ragioni casa per casa, in incontri, in conferenze con migliaia di persone, nei salotti, nei dopocena con gli amici, nei caffè, nei bar, in metropolitana, con le e-mail, con articoli fatti circolare, in modo che nessuno fosse escluso. Insomma, si aggiungono altre spaccature intestine, come se quelle finora emerse non bastassero.