"Nessuna frase offensiva su Napolitano"
La Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l'archiviazione del fascicolo sull'intervento di Antonio Di Pietro in Piazza Farnese il 28 gennaio scorso, nel corso di una manifestazione. In quell'occasione il leader dell'Idv pronunciò frasi ritenute offensive per il presidente della Repubblica Napolitano. La Procura esclude che nelle parole di Di Pietro si possa configurare il reato di offesa al prestigio e all'onore del capo dello Stato.
''Quanto alle espressioni che certamente sono state rivolte a quest'ultimo (il pesidente della Repubblica) - si legge ancora nella richiesta di archiviazione - dovendosi esse inquadrare nell'esercizio di un legittimo diritto di critica, consentito anche nei confronti delle più alte cariche dello Stato se espresso in forme continenti (qui senz'altro ravvisabili), nessuna offesa all'onore ovvero al prestigio del capo dello Stato potrebbe essere ipotizzata''.
Da qui l'impossibilità, per la Procura, di configurare il reato previsto dall'art.278 del codice penale e la conseguente decisione di non richiedere l'apposita autorizzazione alla Camera nei confronti di Di Pietro. Il fascicolo processuale era stato aperto il 3 febbraio scorso dopo una denuncia presentata dall'Unione delle Camere penali e incentrata sul discorso tenuto dal leader dell'Idv in piazza Farnese nel corso del quale fu anche esposto uno striscione che faceva riferimento a una presunta non terzietà di Giorgio Napolitano.
LA REPLICA
''Adesso qualcuno mi deve delle scuse. Sono stato esposto a pubblico ludibrio in base ad una montatura fatta ad arte da alcuni organi di stampa e cavalcata da tutto il mondo politico''. Cosi' Antonio di Pietro dopo la richiesta della Procura di Roma di archiviare la posizione del leader di Idv per offesa al capo dello Stato, in relazione alla manifestazione di Piazza Farnese.
''Ma l'umiltà e l'amor per la verità - aggiunge Di Pietro - non appartengono evidentemente a queste categorie. Continuerò a difendere la Costituzione, senza se e senza ma, e mi appellerò al Capo dello Stato, quale garante della Carta, ogni qualvolta ce ne sarà bisogno. Anzi, comincio subito invocando il Presidente della Repubblica a non firmare, se il Parlamento lo dovesse convertire in legge, il ddl sulle intercettazioni perché è incostituzionale e immorale''.''Siamo di fronte ad una dittatura: questo governo - conclude - sta smantellando lentamente tutti i principi tracciati dai nostri padri costituenti''.