politica

Mills,"da Gandus grave inimicizia"

Milano, Berlusconi ricusa il giudice

17 Giu 2008 - 13:10

Da parte del presidente della decima sezione del Tribunale di Milano, Nicoletta Gandus, sarebbero state fatte "reiterate manifestazioni di pensiero" che "appalesano" una "inimicizia grave nei confronti dell'imputato Berlusconi". E' quanto si legge nell'istanza di ricusazione del giudice, presentata dai legali del premier.

Secondo gli avvocati del presidente del Consiglio, "se un giudice nutre personalmente profondo astio nei confronti di una parte del processo, ha l'obbligo di astenersi appalesando il motivo, anche se questa sua condizione soggettiva che attiene al foro interno dei suoi sentimenti non e' mai stata conosciuta da altri".

"E' giocoforza ammettere - continuano i legali - che lo stato di grave inimicizia sia ragione di ricusazione quando lo stesso sia conosciuto. Infatti nella astensione si pretende che il giudice, per evitare che i suoi sentimenti influiscano sul giudizio, debba chiedere di non parteciparvi al fine di evitare ogni interno sforzo per essere terzo e imparziale".

Il procuratore capo: "Tutte illazioni"
Il procuratore della Repubblica di Milano, Manlio Minale, "deve con forza respingere" le "illazioni" dopo aver letto "così  come riportato sulla stampa" il testo della lettera di Silvio Berlusconi al presidente del Senato, Renato Schifani, in cui si parla di "stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici" nel processo Mills-Berlusconi. Lo si legge in una nota del capo della Procura.


Anm: "Chi governa il Paese non può denigrare e delegittimare i giudici"
"Chi governa il Paese non può denigrare e delegittimare i giudici quando è in discussione la sua posizione personale", così l'Anm. Intervenendo sulle "accuse gravissime" rivolte da Berlusconi ai magistrati del processo Mills a Milano il sindacato delle toghe afferma: "Questi comportamenti rischiano infatti di minare alla radice la credibilità delle istituzioni e di compromettere il delicato equilibrio tra funzioni e poteri dello Stato democratico di diritto".

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