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"Eutanasia? Atto di responsabilità"

Buemi: "Le istituzioni si sottraggono"

Un disegno di legge per riconoscere al malato terminale il diritto alla cosiddetta dolce morte.

Nel testo presentato dalla Rosa nel pugno sia alla Camera che al Senato, si affronta il tema dell’eutanasia per i maggiorenni, e anche per i minorenni. E la proposta divide l’Unione, tra i veti di Mastella, le distanze della Margherita e i dubbi dei Ds. Ma, spiega Enrico Buemi, responsabile di Giustizia della Rosa nel Pugno, nonché primo firmatario alla Camera del ddl, “è un atto di responsabilità dovuto da ogni Stato laico”.

Onorevole, eutanasia a maggiorenni e anche a minorenni. Come nasce questa proposta?
“Nasce dalla consapevolezza che è un problema esistente da tempo, anche se le istituzioni lo oscurano. La società evolve, l’aspettativa della vita cambia, eppure la legislazione che abbiamo è primordiale”.
In che senso?
“Ci sono milioni di ammalati che soffrono insieme con le loro famiglie. Quando ci sono situazioni estreme i familiari e i medici non possono valutare soggettivamente, anche per la responsabilità penale che cadrebbe su determinate scelte. Per questo serve una regolamentazione precisa che ogni Stato laico ha il dovere di fare”.
Ma a soli tre mesi dalle elezioninon le sembra rischioso aprire un dibattito così delicato?
“Bisogna discutere di tutto, non solo delle cose sulle quali siamo d’accordo. Qui parliamo di un atto estremo e della responsabilità da definire con regole laiche. E’ un provvedimento che riguarda la sfera privata e lo Stato deve tutelare i diritti di tutti”.
Anche se è un ddl autonomo, non teme che i rapporti con l’Unione possano incrinarsi?
No, non credo. Anche perché noi siamo disponibili e aperti verso gli altri. Per questo, i cristiani che predicano la tolleranza dovrebbero fare lo stesso con noi, altrimenti farebbero bene a passarsi una mano sulla coscienza. Questa è una questione di rispetto della vita umana, contro ogni accanimento terapeutico”.
Eppure Mastella ha detto che non accetterà mai una legge del genere, ma anche la Bindi e Violante prendono le distanze…
“Noi non abbiamo la soluzione in tasca, e nemmeno pretendiamo di averla subito. Ma non bisogna mettere la testa sotto la sabbia davanti un problema che esiste. E’ un valore di civiltà, e non un presa di posizione ideologica”. Intanto dalla Cdl pungolano “il cattolico adulto” Romano Prodi.
Non crede che questa proposta abbia messo in difficoltà il leader del centrosinistra?
“E’ una questione che nei cattolici moderati come Prodi si può affrontare con mediazione. Non c’è nessuna coercizione da parte nostra, ma solo una sollecitazione alla discussione”. Però qualcuno vi ha chiamato “provocatori”… “Provocatori no, ma un passo in avanti si. Dopo trent’anni abbiamo avuto ragione sull’aborto, sul divorzio, sul giustizialismo. Vorremmo che gli amici della sinistra, del centro e, perché no, anche della Cdl, guardino avanti come noi, senza pensare agli interessi di bottega. Siamo aperti a tutte le soluzioni, purché si affronti l’argomento. Basta con gli oscurantismi, adesso serve un assunzione di responsabilità da parte di chi siede in Parlamento”.

Manuela D’Argenio