Roma, misure di sicurezza funzionano
E' iniziata con l'omaggio del presidente Ciampi e del ministro della Difesa al Milite Ignoto la Festa della Repubblica con la parata militare ai Fori Imperiali. Ma quest'anno, nella Capitale, è stata una festa blindata: sia perché, vista la tesa situazione internazionale, si temevano attentati, sia perché ci sarebbero potute essere azioni di protesta dei no-global. In realtà tutto è filato liscio, salvo qualche scontro tra polizia e pacifisti.
Momenti di tensione tra pacifisti e polizia
In via Labicana, nei pressi della parata militare, c'è stata tensione tra pacifisti e forze di polizia. Tutto è nato dal fatto che i pacifisti volevano legare dei palloncini colorati a due striscioni sui quali si legge "Vostra la guerra, nostri i morti". Le forze di polizia sono intervenute per impedire che sul cielo di Roma volassero questi due striscioni. C'è stata qualche spinta, qualche strattonamento, ma poi è tornata la calma, anche se una cinquantina di persone sono state portate in Questura per essere identificate.
La festa della Repubblica, però, è stata anche una specie di "prova generale" (sia per i contestatori, sia per le forze dell'ordine) della visita del presidente americano George Bush, che sarà a Roma il 4 giugno. Il dispositivo di sicurezza è scattato già martedì notte, con ispezioni approfondite lungo tutto il percorso della parata. Intanto è stata rafforzata la vigilanza agli obiettivi sensibili della Capitale: sedi istituzionali e di governo, di partiti e di organizzazioni sindacali, diplomatiche e militari, oltre a porti, aeroporti e stazioni. Tutti i cestini, i cassonetti e le campane per la raccolta differenziata dei rifiuti sono stati spostati per evitare che possano essere utilizzati come nascondigli per piazzare esplosivi.
Una parata
tra le polemiche
Oltre che blindata, la parata militare di quest'anno è anche circondata dalle polemiche. Per la guerra e il dopoguerra in Iraq, ma anche per la spesa necessaria per l'organizzazione della manifestazione, per l'opportunità di far sfilare anche gli obiettori di coscienza, per il mancato invito ai parenti delle vittime di Nassiriya... Insomma, chi aveva una rivendicazione da fare non ha perso l'occasione.
E così alla manifestazione, oltre all'ovvia e scontata assenza di Rifondazione e Verdi, mancano anche i monarchici (per i quali il 2 giugno non è una festa ma un lutto, avendo l'Italia scelto la repubblica al posto della monarchia), gli obiettori di coscienza, il Cocer (cioè il "sindacato) dei carabinieri, i poliziotti dell'Usp (Unione sindacale di polizia), le famiglie dei morti di Nassiriya.
La rappresentanza dei carabinieri, pur "con grande dispiacere", non si è presentata per protesta contro la "scarsa considerazione per le annose problematiche più volte segnalate: in particolare, la riforma della rappresentanza militare, attesa da più di 13 anni". Il sindacato di polizia, invece, critica la "spesa folle" per la parata, mentre i poliziotti e i soldati hanno "stipendi da fame". E poi, l'Usp fa notare come in questo momento la parata "potrebbe essere dubbiamente interpretate da chi tiene in ostaggio i nostri connazionali in Iraq e dal terrorismo islamico che avversa la nostra democrazia".
Critica anche l'Anavafaf (associazione nazionale vittime arruolate nelle forze armate), che protesta "contro il fiume di denaro necessario per realizzare la parata" mentre c'è chi "vittima del dovere, non ha avuto nemmeno una lira di indennizzo e un telegramma di cordoglio dallo Stato e dal ministero della Difesa". E ancora, gli obiettori di coscienza non hanno voluto sfilare insieme ai militari (ma 20 di loro, comunque, hanno marciato lungo i Fori Imperiali con i soldati).
Infine, non c'erano nemmeno i parenti dei militari italiani morti in Iraq: né quelli delle vittime di Nassiriya, né i genitori del lagunare Matteo Vanzan. Perché, nonostante alcuni di essi avessero espresso l'intenzione di partecipare, nessuno li ha invitati.
Donne in nero contro la guerra
Su uno dei ponti occupati dai pacifisti è stata messa in scena la rappresentazione della guerra.Il ritmo lento di un tamburo per mimare una vera e propria esecuzione. Tutti vestiti di nero, tranne coloro che simulano il plotone di esecuzione che portano una sorta di poncho viola addosso, i manifestanti restano in silenzio. Tenuto da otto donne un lungo striscione, sempre nero, in tante lingue dice chiaro: "Fuori la guerra dalla storia". Ma ci sono anche cartelli che recitano "Con la forza della non violenza". E ancora: "Contro la danza della morte di Bush e Al Qaeda noi danziamo la vita". Il plotone di esecuzione intanto non si ferma. Infine arriva un arrugginito passeggino su cui un manichino rappresenta una bimba che ha in mezzo al petto piantato un pugnale dal manico verde con la scritta "made in Usa".
An distribuisce il tricolore
Centinaia di bandiere tricolori sono state distribuite dalla Federazione romana di An nella zona dei Fori Imperiali. Contemporaneamente Alleanza Nazionale ha anche avviato una raccolta di firme per conferire la medaglia al valore civile a Fabrizio Quattrocchi, l'ostaggio italiano ucciso in Iraq.