Manca solo la firma del presidente della Repubblica. Ora tutti i bimbi sono figli senza distinzioni
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Il Cdm ha approvato in via definitiva il decreto che abolisce ogni distinzione e discriminazione tra figli naturali e legittimi. Terminato l'iter alle Camere la norma, che ha avuto il parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti, ora è legge. Dal punto di vista formale mancano solo la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: poi figli nati fuori e all'interno del matrimonio avranno gli stessi diritti.
Il decreto è stato emanato sulla base dei principi contenuti nella legge delega 219 del 2012, che definisce la parentela come il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia avvenuta all'interno del matrimonio, che quando sia avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio sia adottivo. Il testo stabilisce l'introduzione del principio dell'unicità dello "stato di figlio", e di conseguenza l'eliminazione dei riferimenti presenti nelle norme ai figli "legittimi" e "naturali" o "adottivi".
Stabilito anche il principio per cui la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti, e non solo con i genitori; la sostituzione della notizia di "potestà genitoriale" con quella di "responsabilità genitoriale", nonché la modifica delle disposizioni di diritto internazionale privato, con previsione di norme di applicazione necessaria in attuazione del principio dell'unificazione dello stato di figlio.
Inoltre si è deciso di limitare a cinque anni dalla nascita i termini per proporre l'azione di disconoscimento della paternità, di introdurre il diritto degli ascendenti di mantenere "rapporti significativi" con i nipoti minorenni; di introdurre e disciplinare l'ascolto dei minori, se capaci di discernimento, all'interno dei procedimenti che li riguardano; portare a dieci anni il termine di prescrizione per l'accettazione dell'eredità per i figli nati fuori dal matrimonio; modificare la materia della successione prevedendo la soppressione del "diritto di commutazione" in capo ai figli legittimi fino ad oggi previsto per l'eredità dei figli naturali.