Il sindaco di Firenze apre a Bari la sua campagna per la segreteria del Pd: "L'establishment ha fallito, noi siamo qui per dare speranza e per cambiare". Ma avverte che "sul carro del vincitore non si sale: si spinge"
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"L'Italia non può che essere quella che in 20 anni ha perso tempo con discussioni continue ma non ha risolto problemi". Così il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha aperto la campagna per il congresso del Pd a Bari. "L'establishment ha fallito - ha sottolineato -. Noi siamo qui per ridare speranza e per cambiare". Per quanto riguarda il governo, "non si caratterizza per quanto dura ma per le cose che fa. Se fa le cose utili noi lo sosteniamo".
"La scommessa che abbiamo di fronte - prosegue Renzi - è dare spazio non alla rassegnazione ma al cambiamento: il Pd se continua come adesso non vince, e un partito che non vince mai non serve perché vincere è l'unico modo affinché l'Italia torni a crescere". E per quanto riguarda la legge elettorale, assicura che "entro novembre presenteremo la nostra proposta e saremo le sentinelle del bipolarismo".
Il centrosinistra, secondo il sindaco di Firenze, si deve caricare "della responsabilità di far cambiare verso all'Italia. Siamo fermi, immobili, stiamo indietreggiando in tutte le classifiche internazionali, perdiamo posizioni. Al Pd non ci sono alternative e quindi tocca a noi cambiare verso al Paese.
Il candidato alla segreteria del Pd sottolinea poi che sul carro del vincitore "non si sale, ma si spinge". Quindi non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: "Un anno fa - ricorda - ero considerato un pericoloso sovversivo, poi basta perdere le elezioni e dicono 'eh però, forse Renzi...'. Io avrei preferito vincere le elezioni". Il sindaco rammenta come nel Pd fosse considerato "un appestato, un infiltrato", e invece allora come ora "io credo che per fare politica accanto alla competenza serva l'entusiasmo della coerenza".
"Essere di sinistra - spiega poi Renzi - non significa rinunciare al merito, il sistema non è inclusivo. Mi hanno criticato per la proposta di un contributo alle pensioni d'oro ma è un principio di giustizia in un momento di difficoltà per il paese. Avere più Stato non vuol dire avere ancora più macchina pubblica: dobbiamo premiare le associazioni che lavorano per il bene comune".
Il sindaco di Firenze parla poi della crisi di fiducia nel Pd, spiegando che "sembra che il Pd debba chiudersi ed invece noi i circoli dobbiamo aprirli, spalancarli. Noi vogliamo un Pd curioso che va incontra alle persone giudicandole interessanti per superare la crisi profonda degli iscritti". Bisogna, indica Renzi, "risvegliare la speranza perché l'Italia è migliore di quello che pensiamo. Se vinciamo noi, il Paese cambia verso. Al paese serve una rivoluzione radicale, chi vuole la conservazione fa bene ad avere paura. Noi manterremo tutte le promesse, avremo la coerenza di chi si mette in gioco".
La replica di Letta: "Stiamo facendo la cosa giusta" - "Difendo quello che stiamo facendo convinto che sia la cosa giusta per il bene dell'Italia". Risponde così Enrico Letta alle parole di Matteo Renzi sul governo riconoscendo al sindaco di essere stato in queste settimane "solidale" e di avere avuto un atteggiamento utile per il Paese. Sul possibile aiuto a Berlusconi con la legge di indulto e amnistia, il premier invece prende le distanze: "Non sono d'accordo perché ritengo che il messaggio del Capo dello Stato chiarisce che non c'è nessuna ambiguità e chi ha voluto leggerci ambiguità ha fatto un esercizio sbagliato e di scarsa fiducia nel miglior presidente della Repubblica che possiamo avere".