Weekend di tregua (armata) fino a quando la Giunta per le immunità affronterà il caso Berlusconi. Dal Colle inevitabili segni di preoccupazione. E Schifani dice: "Vedo la crisi più vicina"
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L'agibilità politica di Silvio Berlusconi: è questo il perno attorno cui ruota la tenuta del governo. Dopo le minacce più o meno velate di staccare la spina e le contrapposte rassicurazioni, la situazione è in stallo. Tutto resta fermo fino a lunedì, giorno in cui si riunirà la Giunta per le immunità del Senato per la discussione sulla decadenza del leader Pdl. E dal Colle Napolitano "confida che non si apra una rischiosa crisi".
Il Capo dello Stato, sottolineano però fonti del Quirinale, non sta studiando o meditando il da farsi nel caso venga aperta una crisi di governo perché "avendo già messo in massima evidenza che l'insorgere di una crisi precipiterebbe il paese in gravissimi rischi, conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il sostegno della forza da lui guidata".
Il premier Letta dal canto suo si mostra ottimista: resta convinto che si debba andare avanti "per il bene dell'Italia e degli italiani". Intanto, però, rispunta la mai tramontata ipotesi di un suo esecutivo-bis, magari con l'appoggio degli "Scillipoti" del Movimento 5 Stelle (così come li addita il loro leader Beppe Grillo).
Tra le possibilità anche quella di andare tutti alle urne, già a novembre, e non si sa con quale legge elettorale: con il Porcellum o una sua versione riveduta e corretta. Certo è che, per poter arrivare di nuovo elezioni, il Capo dello Stato deve sciogliere le Camere: cosa che sembra poco intenzionato a fare. La situazione politica attuale è più che mai di stallo.
Governo battuto al Senato - Intanto il governo è stato battuto in aula al Senato nella votazione di una mozione della Lega Nord che vieta per un anno l'apertura di nuovi centri per i giochi d'azzardo elettronico online e nei luoghi aperti al pubblico. Il sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti, che rappresentava il governo in aula, ha annunciato che rimetterà la delega sui giochi.
Schifani: "Vedo la crisi più vicina" - Secondo il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, il governo è sempre più in bilico. "Vedo l'avvicinarsi di un momento di crisi - ha detto nel corso di una trasmissione radiofonica -. Quando si convive in un'alleanza devono vigere le regole del reciproco rispetto e dal Pd non riscontriamo questo atteggiamento". "Tutto il gruppo del Pdl al Senato - ha proseguito - è compatto: siamo pronti anche a battaglie da opposizione". Il problema è l'atteggiamento del Partito democratico, apertamente a favore di una decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. "Il clima è quello di un alleato che, prima ancora che chi deve difendersi possa porre in campo le proprie argomentazione, afferma che voterà contro in Giunta - spiega Schifani -. Come si può convivere in una coalizione che non solo non si ascoltano ma che tengono addirittura l'una fuori l'altra?". E nel caso si andasse a un Letta-bis? "Non mi preoccupa moltissimo l'ipotesi di un governo diverso da quello attuale - afferma -. Un governo frutto di numeri raccolti in Aula, potrebbe avere sì, ammesso che riescano, una maggioranza molto risicata ma a quel governo mancherebbe quella coesione politica che lo può supportare nelle scelte di politica economica o nella modifica della legge elettorale".
"Pronti all'opposizione ma meglio le urne" - "Il Pdl è pronto all'opposizione, lo ha già fatto nel 2006 e continuerà a fare la sua parte. E poi un governo raccogliticcio, d'aula, sarebbe il male del Paese perché privo di coesione politica, privo di programma e non troverebbe un'intesa su nulla. Sarebbe meglio tornare alle urne", ha dichiarato ai microfoni del Tg5 Schifani.
Saccomanni: "Incertezza politica pesa su ripresa" - Intanto, il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, dal G20 di San Pietroburgo, afferma che "il processo di ripresa dell'economia italiana è in corso" e "stiamo uscendo dalla fase di recessione". Tuttavia per il ministro, "l'incertezza politica è un fattore negativo" dal punto di vista della "ripresa della fiducia sulla capacità di crescita economica". Saccomanni constata anche "un forte consenso per compiere ogni sforzo per sostenere la crescita dell'economia mondiale".