TRATTATIVE COL QUIRINALE

Senato, Monti: "Ho obbedito a Napolitano"

Ecco la trattativa del premier uscente con Pd, Pdl e Quirinale. "Volevo solo la governabilità", afferma il leader di Scelta civica, ma, anche se "non ero d'accordo" con il Colle, "non mi restava che obbedire"

18 Mar 2013 - 08:29
 © Ansa

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Il premier uscente Mario Monti parla della sua mancata elezione alla presidenza del Senato e rivela che a impedirla sono state le pressioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Pd gli aveva proposto la carica "a fronte di un appoggio per la presidenza della Camera" e la disponibilità c'era stata. Ma, pur non condividendo il "no" del Colle, "non mi restava che obbedire", ha confessato il leader di Scelta civica.

In un'intervista alla Stampa Mario Monti ripercorre così le trattative dei giorni scorsi sulle presidenze delle Camere: "Dato il rapporto di stima, non gli ho nascosto la mia amarezza", perché "mi sono sentito onorato delle sue valutazioni sul mio ruolo al governo, ma al tempo stesso 'prigioniero'. E mi dispiace che su due piani completamente diversi di dignità e di senso di responsabilità verso il Paese il divieto impostomi dal Quirinale possa aver fatto piacere a più d'uno degli 'uomini di Stato' subdoli e manovrieri che a volte si ritengono anche depositari esclusivi della 'moralità' nella politica".

L'Italia, spiega il premier uscente, "ha gravi problemi e necessita di riforme, per questo proponevo una convergenza larga per eleggere le cariche istituzionali" e "la mia candidatura nasceva in questo scenario". Poi, "mentre ero a Bruxelles il 14 marzo Bersani mi ha telefonato" chiedendo tra l'altro di indicare un nome di Scelta civica "purché non fosse il mio poiché gli risultavano obiezioni da parte di ambienti del Quirinale". In seguito la trattativa col Pdl per un eventuale sostegno a Schifani, rivela Monti, aveva come condizione che il partito di Berlusconi "non ponesse ostacoli alla nascita di un governo Bersani. Proposta respinta".

Nessun pentimento comunque per essere entrato in politica, anche perché "se non ci fossero stati i nostri tre milioni di voti, Berlusconi avrebbe vinto le elezioni". Infine un consiglio al centrosinistra e a Bersani sul "tentativo di allearsi con M5S: dovrebbero pensarci bene perché il cammino fatto in Europa è tutto in salita e si fa presto a rimettere in gioco un patrimonio di credibilità per timore di un nuovo passaggio elettorale e per un pugno di voti".

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