LA GIORNATA POLITICA

Governo, nuovo "vaffa" di Grillo a Bersani

Berlusconi "pronto alle urne", Napolitano: "No al bis, chiedo un governo per il Paese"

01 Mar 2013 - 23:09
 © Ansa

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Le affermazioni del segretario del Pd circa l'intenzione di "dialogare" con i parlamentari del Movimento 5 Stelle, vengono lette da Beppe Grillo come il tentativo di "comprare" i propri senatori e deputati per ottenere la fiducia ad un governo Bersani. E mentre alcuni dirigenti del Pdl approverebbero un governo con il Pd, Silvio Berlusconi lancia la proposta di un nuovo voto, su cui invece il presidente Giorgio Napolitano frena.

Bersani, in una intervista, ha "offerto" un governo che "propone sette o otto punti qualificanti e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta". Idea che riprende il concetto espresso prima delle urne di "scouting" tra i grillini in Parlamento. Cosa che ha provocato l'ira di Beppe Grillo, che sul suo blog parla di "mercato delle vacche" che però fallirà perché "il M5S, i suoi eletti, non sono in vendita". Anche Casaleggio ha escluso che M5S formi un governo con il Pd: "Se verrà messo insieme un governo, formato da altri partiti - ha detto - il Movimento darà il proprio voto a tutto ciò che costituisce parte integrante del proprio programma". Quindi i grillini "tifano" per un "governissimo" Pd-Pdl, escluso invece dai Democrats come ha ribadito Bersani.

In questa situazione nel Pd si comincia a prendere in considerazione la possibilità che il tentativo di Bersani naufraghi e che il segretario faccia un passo indietro in favore di un altro esponente Pd, come ammette Moretti. Si è tirato fuori dalla mischia Matteo Renzi, tirato in ballo dai retroscena di alcuni giornali: "Nello zoo del Pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo"; fuor di metafora: "Non pugnalo alle spalle Bersani oggi: chiaro?".

A sorpresa Silvio Berlusconi ha però mischiato le carte: "Io non sarei così ostile - ha detto - a una continuazione della campagna elettorale e andare dopo aver cambiato la legge elettorale immediatamente a nuove elezioni". In questa ottica va letta la convocazione per il 23 marzo di una manifestazione contro i magistrati che lo stanno indagando a Napoli per aver "comprato" nel 2006 il senatore De Gregorio. Ma a frenare su un immediato nuovo ricorso alle urne, come avvenne in Grecia un anno fa, è il presidente Napolitano. "Andare a rivotare non mi interessa. Non ho potere di scioglimento delle Camere", dato che è nel semestre bianco e lascerà il Quirinale a metà aprile. "Dubito - ha quindi aggiunto - che un nuovo presidente possa pensare solo a sciogliere le Camere".

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