Dopo il ricorso della Provincia di Avellino, il Tribunale amministrativo deve decidere se il taglio dei capoluoghi è costituzionale. Ma il Parlamento deve prima convertire in legge il decreto
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Prende tempo il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Il verdetto sulla costituzionalità dell'accorpamento delle province verrà emesso più avanti, fanno sapere dal Tar, ma prima delle prossime elezioni politiche si terranno in primavera.
Il Tar del Lazio si è riservato di emettere il parere dopo la conversione in legge del decreto che porta da 86 a 51 i capoluoghi italiani. A portare la questione in sede amministrativa è stata la provincia di Avellino che contesta per un verso la costituzionalità delle nuove norme sia la designazione di Benevento quale città con la quale "fondersi", nonostante la stessa provincia di Benevento sia stata soppressa non avendo i requisiti per sopravvivere.
Il presidente della provincia di Avellino, paladina del ricorso, ha così accolto la notizia: "La strada del ricorso alla giustizia amministrativa si è rivelata, finora, unico elemento di chiarezza in questa sofferta e pasticciata vicenda". "Ci rassicura, ha proseguito il presidente Cosimo Sibilia, che nel caso in cui questo pasticciato decreto venga convertito in legge, il Tar intenda esprimersi prima delle elezioni politiche. Esprimo cauto ottimismo per il futuro: la battaglia continua, non ci siamo arresi e non ci arrendiamo".
Lo scenario ipotizzato dal presidente Sibilia è, però, alquanto ottimistico. Prima che il Tar intervenga sulla questione, è necessario che entro un mese e mezzo il Parlamento converta in legge ordinaria il decreto approvato dal Governo venti giorni fa. Cosa alquanto difficile visto che al momento il provvedimento è fermo al Senato, in commissione Affari Costituzionali e sconta l'ostruzionismo dei partiti. La Lega in particolare, sarebbe contraria allo scioglimento delle giunte anticipate delle province, mentre il Pdl ha ritirato la pregiudiziale di costituzionalità che, se fosse stata approvata dall'Aula avrebbe affossato per sempre il decreto.