Lo denuncia il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, che ha presentato una risoluzione per chiedere al governo di intervenire sul fronte normativo
© LaPresse
Alcuni ex parlamentari, una volta cessato il loro mandato, avrebbero visto negato il precedente posto di lavoro, con violazione dei diritti previdenziali e contributivi. Questa la denuncia del presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, che ha presentato una risoluzione nella quale si chiede al governo di intervenire sul fronte normativo.
Moffa nel presentare la risoluzione, fa presente "di avere predisposto il presente atto di indirizzo anche in considerazione del caso, sempre più frequente negli ultimi anni, di ex parlamentari che, una volta cessati dal mandato, hanno visto interrompere unilateralmente il precedente rapporto di lavoro da parte di amministrazioni o aziende, pubbliche e private".
Moffa ricorda anche "che si sono registrati casi di deputati o senatori ai quali, cessato il mandato parlamentare, è stato negato il reintegro nella posizione di lavoro occupata prima dell'inizio del mandato stesso o non sono state rispettate, ove esistenti, le graduatorie in cui era inserito il dipendente eletto parlamentare o, addirittura, non è stato riconosciuto il diritto alle qualifiche spettanti in termini di carriera e mansioni".
Vice-ministro del Welfare: "Giusto aprire un'istruttoria"
Il viceministro al Welfare Michel Marton, ha sottolineato come durante l'aspettativa il lavoratore che ricopra cariche elettive pubbliche abbia diritto alla conservazione del posto di lavoro, maturi l'anzianità e abbia diritto all'accredito figurativo dei contributi.
Una questione, quella posta con la risoluzione, che "presenta per la specificità del tema trattato e per le prerogative che l'ordinamento riconosce ai cittadini chiamati a svolgere funzioni pubbliche elettive - replica Martone - evidenti profili di carattere politico, che non possono esaurirsi nel mero accertamento dei singoli episodi denunciati dal presentatore".
"L'Esecutivo "non può che valutare con estremo interesse le questioni in gioco - spiega Martona -, e giudica pertanto evidente la necessità di avviare un'ampia istruttoria sul tema, che veda il coinvolgimento di tutti i ministeri interessati, in vista dell'assunzione di un impegno il più possibile coerente ed efficace".