Forum a porte chiuse con tutte le componenti cattoliche, nuovamente unite dopo la diaspora
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Le buone idee nascono sempre al fresco dei conventi. Questo devono aver pensato gli organizzatori del Forum delle associazioni cattoliche, quando hanno fissato l’assise che dovrà riunire le tante anime disperse dell’associazionismo italiano di matrice cristiana cattolica, nell’eremo di Montesanto, fuori dall’abitato straordinariamente pittoresco di Todi, nel cuore verde dell’Umbria.
I giornalisti che si sono spinti fin qua oggi hanno, sulle prime, respirato un clima quasi surreale. Nessuna indicazione lungo il tragitto, nessuna insegna, nessun segno di presidio di forze dell’ordine, nessuna concitazione, niente: la solita quiete che si respira in un borgo medievale umbro in un qualsiasi giorno feriale.
L’unico blocco – quattro operatori con la divisa della ‘Misericordia’ e due vigili urbani – l’hanno trovato all’inizio dell’erta che porta dritto all’ingresso del vetusto Monastero del dodicesimo secolo ancora abitato da una piccola ma fervida comunità di eremiti francescani.
Arrivati sul piazzale antistante l’ingresso del Monastero, i giornalisti si sono trovati di fronte un cancello in ferro battuto pesantemente chiuso, e due carabinieri di guardia che non erano probabilmente pronti a fronteggiare una piccola invasione di cronisti venuti dalla capitale e non solo.
Nessuna indicazione di far entrare i giornalisti perché il forum si svolge rigorosamente “a porte chiuse”. Ma certo l’interesse forse imprevisto, ma cospicuo anche numericamente deve aver lusingato gli organizzatori, che si sono frettolosamente organizzati per offrire accoglienza.
Il tempo di salutare il Cardinal Bagnasco, venuto soltanto per il saluto iniziale, dopo la messa celebrata da Monsignor Paglia, ed uscito poco dopo le dieci a bordo della sua auto per far ritorno a Roma, senza rilasciare dichiarazioni, ed è cominciata la piccola processione, di fronte ai giornalisti dei vari leader dei 7 movimenti qui riuniti, che hanno decretato la nuova unità dei cattolici, “in vista della grave empasse economico-sociale che vive il nostro paese”, sotto la benedizione del presidente della Cei che proprio questa unione aveva auspicato nell’ultima prolusione alla Conferenza nazionale episcopale: Raffaele Bonanni per la Cisl, Andrea Olivero per le Acli, Bernhard Scholz per la Compagnia delle Opere, Sergio Marini per la Coldiretti, Giorgio Guerrini per la Confartigianato, Luigi Marino per la Confcooperative e Carlo Costalli per il Movimento cristiano lavoratori.
E già questa appare una notizia, anzi LA notizia, che tutti qui si sentono di dover rimarcare: era dai tempi del Concilio Vaticano II che non si ricomponeva la diaspora delle varie associazioni e sigle cattoliche italiane, con il tempo sempre più lontane su iniziative, strategie, modo di esserci, nel panorama politico italiana, sempre più divise su alleanze e modi di percepire i problemi più urgenti sui quali misurarsi.
Sì certo, la notizia sarà pure questa, ma i cronisti venuti fin qua non sono venuti solo per questo. Sono venuti per sapere se nascerà o non nascerà la nuova “Balena bianca”, il nuovo soggetto politico dei cattolici italiani, vent’anni dopo la morte ingloriosa della Democrazia cristiana, le cui spoglie si dissolsero in una miriade di sigle e formazioni piccole o insignificanti, ma sicuramente del tutto irrilevanti, in lotta strenua tra di loro per contendersi anche magari il solo uso del mitico scudo crociato.
E la risposta, unanime, è “Nn”. No, la Balena Bianca non rinascerà, dicono in coro. Non è più tempo di un partito politico dei cattolici, di una formazione sola che porti avanti il pensiero unico dei cristiani italiani riuniti sotto l’ombrello millenario della Chiesa cattolica romana. No, non è più tempo. Non è più tempo e non c’è più spazio.
Eppure… Eppure i cattolici ci sono, e vogliono esserci. Vogliono contare, vogliono esserci, e in modo molto diverso da come ci sono stati e hanno contato in questi ultimi venti anni, affidandosi a soggetti lontanissimi o rinunciando a priori a farsi sentire.
Il principio della laicità però, questo è ormai assodato ed è lo stesso Bagnasco a proclamarlo ai 50 partecipanti al Forum di Todi: “Il principio di laicità inteso come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica -ma non da quella morale - è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà”. Ma, aggiunge il cardinale, “la religione non può essere negata e non riconoscerne la dimensione pubblica è un grave errore. La Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione perché i cristiani sono diventati nella società civile massa critica,capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune”.
Un pensiero che viene chiarito ed elaborato dai diversi leaders dei movimenti che uno dopo l’altro vengono davanti ai giornalisti a chiarire “un nuovo punto di vista”.
Ma anche la nascita di un nuovo “soggetto unitario”, che non sarà però un partito politico (per ora?).
Raffaele Bonanni, che di questo Forum rappresenta l’anima fondatrice e lo spirito unificatore, dice che “la grande rivoluzione sarà questo movimento dal basso, che cambierà la politica dal basso, con il nuovo impegno, presente e comune dell’associazionismo cattolico.”
Ma qualcosa di pratico, poi, bisognerà pur farla, incalza qualcuno dei giornalisti.
Il segretario della Cisl, sorridendo sotto i baffi, non si sottrae: la legge elettorale, in primis, andrà del tutto cambiata. Ai cittadini deve essere restituita la dignità di scegliere i loro rappresentanti. Ma poi il cambiamento, il cambiamento vero dovrà arrivare con piccoli passi concreti, ma rapidi, perché “il sistema partitico attuale è in veloce disgregazione, e presto si riaggregherà in nuove forme, nelle quali i cattolici vogliono contare.”
Come? Con tante buone idee. Quelle per le quali sono stati chiamati qui personaggi come il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli o il banchiere Corrado Passera. Quelle idee che forse, qui si auspica, cambieranno l’Italia, e che spesso, come è successo nella Storia, nascono proprio all’ombra di antichi monasteri.