ESECUTIVO SOTTO

Manovra, il governo va sotto alla CameraBerlusconi chiederà la fiducia in aula

Premier: "Problema tecnico risolvibile". Determinante l'assenza di Bossi, intrattenuto da alcuni giornalisti. Laboccetta (Pdl): "Tremonti irresponsabile, entrato 30 secondi dopo il voto"

12 Ott 2011 - 01:52
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Nuovo colpo per la maggioranza. Con 290 voti a favore e 290 contrari, l'Aula della Camera ha respinto l'articolo 1 del Ddl di rendiconto 2010. Il presidente della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti, ha chiesto la sospensione della seduta per la valutazione della situazione. Dopo il voto, cui ha partecipato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dall'opposizione si è applaudito e urlato: "Dimissioni, dimissioni!".

Berlusconi: "Problema tecnico risolvibile"
E' un problema tecnico che si può risolvere. Lo ha detto Silvio Berlusconi riferendosi alla battuta d'arresto del governo sull'art.1 del rendiconto generale dello Stato, nel corso dell'incontro avuto con diversi ministri ed esponenti del Pdl nella sala del governo accanto a Montecitorio, secondo quanto riferito da alcuni presenti.

Fini: "Questo voto ha effetti politici"
Il voto dell'aula della Camera con cui è stato bocciato il primo articolo del rendiconto di bilancio dello Stato "ha evidenti implicazioni di carattere politico": lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini prima di rinviare a domani mattina l'esame del testo. "E' un fatto che non ha precedenti", ha poi proseguito Fini nel corso della conferenza dei capigruppo. Il presidente della Camera ha convocato la Giunta per il Regolamento per decidere se, dopo la bocciatura dell'articolo 1, sia possibile andare avanti.

Colloquio tra Berlusconi e Tremonti
Incontro, nelle stanze del governo a Montecitorio, tra il premier Silvio Berlusconi ed il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Berlusconi, arrivato alla Camera ed entrato in Aula dove è rimasto solo per alcuni minuti - proprio mentre la maggioranza andava sotto su un voto sul rendiconto generale dello Stato 2010 - si è poi diretto nelle stanze del governo dove lo ha seguito Tremonti. Nelle stanze del governo si sono diretti anche diversi parlamentari del Pdl e ministri, tra cui il capogruppo Cicchitto, il vicepresidente della Camera Lupi, il coordinatore Verdini e i ministri Fitto e Brambilla. Da Berlusconi sono arrivati anche il ministro Romano e il capogruppo di Popolo e territorio, Moffa.

Berlusconi chiederà la fiducia al Parlamento
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riferirà in aula sulla situazione del governo e chiederà la fiducia. Sarebbe questo l'esito del vertice conclusosi a palazzo Grazioli. "Il governo e la maggioranza reputano necessario richiedere la fiducia al Parlamento. Ciò avverrà sulla base delle comunicazioni programmatiche che il presidente del Consiglio intende rendere in aula", ha detto il portavoce Paolo Bonaiuti.

"Dirò che è da irresponsabili una crisi ora"

Far cadere il governo nel mezzo di questa crisi economica sarebbe da irresponsabili. E' questo - secondo quanto riferito da alcuni presenti - uno degli argomenti che Silvio Berlusconi, durante il vertice a palazzo Grazioli, ha detto di voler usare in Aula nel chiedere la fiducia al governo.

Moffa: "In aula oggi o domani"
"Ritengo che Berlusconi andrà in aula per chiedere la fiducia domani o giovedì". Lo ha detto Silvano Moffa, capogruppo di Popolo e Territorio, al termine del vertice a palazzo Grazioli.

Ecco gli Scajoliani e i Responsabili assenti
Claudio Scajola, Umberto Bossi, Domenico Scilipoti e Gianfranco Miccichè sono alcuni degli esponenti della maggioranza assenti. Mancavano anche altri cinque deputati dei Responsabili oltre a Scilipoti. Secondo quanto risulta dai tabulati per la Lega Nord mancavano il ministro Bossi e Matteo Bragantini, mentre tra le file del Pdl le assenze ammontavano a 14: Claudio Scajola, Antonio Martino, il sottosegretario Giuseppe Cossiga, Filippo Ascierto, Vincenzo Barba, Elena Centemero, Pietro Franzoso, Marco Martinelli, Giustina Destro Mistrello, Dore Misuraca, Umberto Scapagnini, Piero Testoni, oltre ad Alfonso Papa detenuto attualmente a Poggioreale. Tra Popolo e Territorio, cioè gli ex Responsabili, hanno disertato l'Aula Paolo Guzzanti, Pippo Gianni, Andrea Orsini ('scajoliano' prestato per formare il nuovo gruppo), Francesco Pionati, Americo Porfidia e Scilipoti. Tra gli iscritti al gruppo misto spiccano i nomi di Gianfranco Miccichè, Giancarlo Pittelli e Andrea Ronchi. Oltre a Tremonti risultano in missione i ministri Roberto Maroni e Franco Frattini, nonchè i sottosegretari Stefano Saglia e Catia Polidori. Per il Carroccio in missione anche Stefano Stefani.

Bersani: "Premier vada al Colle"
"Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l'assestamento di bilancio e senza assestamento il governo non c'è più. Mi aspetto che Berlusconi ora si convinca ad andare al Quirinale". E' la richiesta avanzata da Pier Luigi Bersani. "Noi dell'opposizione - afferma il leader del Pd - oggi siamo stati molto abili se guardate l'andamento delle votazioni. Loro hanno dei problemi e se Berlusconi è arrivato in Aula è perché ha sottovalutato i suoi dimostrando di aver perso il polso della sua gente".

Laboccetta (Pdl): "Tremonti irresponsabile, entrato 30 secondi dopo il voto"
"Quello del ministro Tremonti è stato un comportamento irresponsabile: è entrato in Aula 30 secondi dopo che era già avvenuta la votazione in cui la maggioranza è andata sotto, si è seduto tra i banchi del governo. Spiegasse perché". E' lo sfogo del deputato pidiellino Amedeo Laboccetta uscendo dall'aula della Camera. Laboccetta riferisce di un "gesto di contrarietà" di Silvio Berlusconi che "ha allargato le braccia senza dire nulla, rivolto presumibilmente verso Tremonti. Certe volte i gesti valgono più delle parole".

Franceschini: "Il governo non c'è più, si dimetta"
"La maggioranza che sostiene il governo non esiste più. Nè nel Paese nè in questa Camera". Lo ha affermato il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini.

Bossi intrattenuto, manca il suo voto
Alla votazione non ha fatto in tempo a partecipare il leader della Lega, Umberto Bossi, che stava rientrando in aula dal cortile di Montecitorio dove è stato intrattenuto da alcuni giornalisti. Il suo non voto è risultato determinante visto che alla Camera si è registrato un perfetto pareggio (290 sì e 290 no) che, secondo regolamento, fatto scattare il no.

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