Emergenza gelo nelle celle

"Moriamo di freddo": l’allarme di Gianni Alemanno dal carcere di Rebibbia

L’ex sindaco di Roma, detenuto, denuncia termosifoni guasti, gelo nelle celle e sovraffollamento, descrivendo condizioni critiche per persone recluse e agenti.

26 Nov 2025 - 09:20
 © ansa

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Gianni Alemanno, al suo 327° giorno di detenzione nel carcere di Rebibbia, denuncia nel suo diario di cella una situazione di forte disagio dovuta al freddo improvviso che ha colpito il penitenziario. Secondo quanto riferisce l'ex sindaco di Roma, i termosifoni sarebbero spenti da giorni per un guasto alle caldaie e l’assenza di riscaldamento riguarderebbe tanto le persone detenute quanto il personale della Polizia penitenziaria. Alemanno descrive celle gelide, acqua calda assente durante le ore serali e condizioni di sovraffollamento che aggraverebbero ulteriormente una situazione già critica. Nel suo racconto, parla anche delle difficoltà logistiche del carcere, delle salette trasformate in camere di fortuna e delle prime risposte dei magistrati di sorveglianza in tema di condizioni detentive

L’allarme di Alemanno sulle temperature gelide

 Nel testo diffuso come diario di cella sui social, Alemanno afferma che il 23 novembre i termosifoni del carcere risultavano ancora completamente spenti nonostante il brusco crollo delle temperature. Racconta che “nevica in tutta Italia e le temperature scendono anche a Roma”, mentre nelle sezioni di Rebibbia il riscaldamento sarebbe assente a causa di caldaie guaste. Riferisce che la mancanza di acqua calda dopo le 20 interesserebbe anche i detenuti che rientrano dagli ultimi turni di attività. A suo dire, le celle sarebbero così fredde da costringere le persone recluse a vestirsi con più strati di fortuna, mentre la situazione generale contribuirebbe a creare ulteriore disagio. L’appello lanciato è rivolto alle istituzioni affinché intervengano in tempi rapidi per riportare condizioni minime di vivibilità.

Il sovraffollamento come criticità strutturale del carcere

 Alemanno lega il problema del freddo anche al tema più ampio del sovraffollamento. Nel diario descrive come alcune salette dedicate alla socialità siano state trasformate in celle improvvisate per ospitare nuovi arrivi, per mancanza di posti disponibili. In particolare, cita il reparto A del primo piano, dove la saletta sarebbe stata riadattata con sei brande disposte lungo le pareti e con pochi arredi essenziali. Secondo il suo racconto, per diversi giorni non sarebbe stato disponibile neppure lo scarico del bagno, sostituito da secchi d’acqua. Aggiunge che quella stanza potrebbe arrivare a contenere fino a otto persone, sottolineando un livello di saturazione già al limite. Nel diario afferma che il sovraffollamento “continuerà a crescere”.

Agenti penitenziari e detenuti nelle stesse condizioni di disagio

 Nel suo resoconto, Alemanno sostiene che anche il personale della Polizia penitenziaria si trovi nelle stesse condizioni di freddo. Le caldaie fuori uso riguarderebbero infatti non solo le sezioni detentive ma anche la caserma attigua, dove prestano servizio gli agenti. Scrive che molti operatori sarebbero costretti a indossare indumenti aggiuntivi sotto la divisa, segnalando una situazione di evidente difficoltà. L’assenza di acqua calda nelle docce serali interesserebbe anche chi conclude i turni più tardi. Nel testo, Alemanno collega questa condizione al tema delle risorse e delle dotazioni a disposizione dell’amministrazione penitenziaria, sottolineando come la carenza di mezzi aggravi sia la gestione quotidiana delle sezioni sia il benessere del personale. Secondo il racconto riportato nel diario, la situazione del penitenziario resta legata all’esito dei lavori sulle caldaie e alle valutazioni dei magistrati di sorveglianza sulle condizioni detentive.

Il richiamo alle responsabilità istituzionali e il riferimento al ministro Nordio

 Alemanno cita più volte, in forma critica, le dichiarazioni rese in passato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sul tema del sovraffollamento. Riprende una frase attribuita al ministro, secondo cui sarebbe stato possibile “spezzeremo le reni al sovraffollamento”, e osserva che non risultano interventi strutturali tali da migliorare la situazione delle carceri italiane. Utilizza alcune metafore storiche e militari per descrivere le condizioni delle sezioni e l’impatto dell’inverno sulle persone recluse. Nel suo racconto, collega freddo e sovraffollamento, affermando che la mancanza di spazi adeguati renda più complessa la gestione complessiva del penitenziario. Il testo espone in modo diretto la sua posizione, senza che vi siano, al momento, risposte ufficiali riportate nel documento da parte del Ministero.

Reclami accolti e prime decisioni dei magistrati di sorveglianza

 Nel diario, Alemanno riferisce che alcuni reclami presentati ai sensi dell’art. 35-ter dell’Ordinamento penitenziario sarebbero stati accolti dal Tribunale di sorveglianza, sulla base delle misurazioni effettuate dal Garante regionale dei diritti dei detenuti, Stefano Anastasia. Secondo quanto riportato, nelle celle multiple sarebbero disponibili solo 1,78 metri quadrati calpestabili a persona, inferiori ai 3 mq minimi previsti dalla giurisprudenza europea e nazionale. L’accoglimento dei reclami avrebbe comportato una riduzione della pena per i detenuti coinvolti, come previsto dalla normativa in caso di condizioni ritenute “inumane o degradanti”. Alemanno aggiunge che i reclami relativi alle celle singole sarebbero stati invece respinti, ma esprime fiducia in ulteriori valutazioni.

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