Cuscinetti

Nuove scoperte sulla cellulite

Cambiano le cure per combatterla

18 Mag 2012 - 16:46
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E' la nemica numero uno delle donne, è responsabile di infiniti sacrifici a tavola e di estenuanti sudate in palestra, colpisce senza riguardi anche le giovanissime e le magre. Stiamo parlando della cellulite: per fortuna oggi gli odiosi cuscinetti contro i quali combattono 24 milioni di italiane sono un po' meno misteriosi:  è stata probabilmente scoperta la loro origine e questo apre, naturalmente nuove prospettive per curarla e sconfiggerla. La notizia, annunciata al convegno nazionale della Società italiana di medicina estetica: la cellulite non è causata solo dall'insufficienza del sistema venoso, come si riteneva fino a questo momento, ma da un'infiammazione del tessuto adiposo. 

Innanzi tutto bisogna precisare che non esiste ‘la’ cellulite;  la buccia d’arancia è infatti causata da almeno 29 malattie o disturbi diversi. La cellulite è espressione di una patologia del tessuto connettivo causata da un’intossicazione che si inserisce in patologie particolari. Il danno cellulare che sta alla base può essere dovuto ad un eccesso di zuccheri o di radicali liberi, a stasi linfatica, all’aumento del tessuto adiposo per effetto degli ormoni; tutte queste condizioni  possono portare ad una riduzione del microcircolazione arteriosa e quindi alla riduzione della respirazione del mitocondrio cellulare, anima energetica del tessuto e della cellula; tutto ciò provoca la reazione infiammatoria, la fibrosi e alterazioni del tessuto adiposo, alla base della cellulite. In un certo senso, può essere considerata uno strumento che l’organismo usa per lanciare segnali di aiuto.
Per combatterla, occorre innanzitutto diagnosticare la condizione patologica che sta alla base  Fatta la diagnosi, si può definire il protocollo terapeutico più adatto: può essere la sola dieta, il massaggio linfodrenante, l’uso del plantare, la carbossiterapia, la mesoterapia, trattamenti integrati. Una delle novità è ora la depurazione alimentare dell’organismo per 15-20 giorni, assolutamente alla base di tutto. La parola d’ordine è diminuire l’acidificazione dell’organismo con uno schema alimentare personalizzato (iperproteico, ipoglucidico, alcalinizzante). "Gli adipociti innescano uno stato  infiammatorio a cui si associa un processo di acidificazione dei tessuti", spiega Pier Antonio Bacci, docente di medicina estetica all'università di Siena. "La 'dieta acidificante' si basa su alimenti alcalini, come frutta, verdura e legumi, che aumentano il  pH dei cibi e diminuiscono lo stato infiammatorio del tessuto coinvolto". 
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La dieta acidificante serve a depurare l’organismo prima del trattamento vero e proprio, per diminuirne l’acidificazione. Viene proposto alla paziente uno schema alimentare personalizzato: stare due-tre giorni a frullati di frutta o di verdura per depurasi: a seguire fare 5-6  giorni di alimentazione senza glutine per depurare l’intestino; poi ricominciare a mangiare per 15-20 giorni seguendo questa struttura: colazione da re, pranzo da principi e cena da poveri, magari spostando i carboidrati sulla mattina e le proteine verso la sera. Mantenendo sempre la proporzione di un 60% di alimenti alcalinizzanti (frutta, verdura e legumi), rispetto ad un 40% di acidificanti (carne, dolci, carboidrati).
Fondamentale è poi il ruolo dell’acqua, che permette di lavare via le scorie e gli scarti dell’organismo: da utilizzare in quantità di 1-2 litri al giorno, bevendo a piccoli sorsi, concedendosene soprattutto un bel bicchiere prima di mangiare. L’acqua va scelta con attenzione: quella che si consuma lontano dai pasti deve avere un pH alcalino (sopra 5,8-6), perché aiuta ad alcalinizzare i tessuti. Durante i pasti invece ci si può concedere un’acqua un po’ più acidula perché facilità la digestione.

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