Le mamme sono più informate e quindi più attente alla prevenzione durante i mesi di gravidanza. Fumano meno, prendono acido folico e seguono i corsi pre-parto. L'unico neo è legato al numero di parti cesarei, ancora alto e addirittura in lieve aumento nel nostro Paese e a quello delle ecografie. Infine l'allattamento al seno non ha ancora raggiunto i livelli sperati. Ecco l'identikit della "mamma in attesa" e delle sue abitudini nel nostro Paese, proposta dall'Istituto superiore di sanità, grazie a un'indagine che raccoglie i dati di 25 Asl in 11 Regioni.
Dall'analisi risulta che il parto con taglio cesareo è aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8% del 2008. Per fortuna diminuisce, invece, l'abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende più se allatta al seno. I dati rilevano che l'82% delle donne viene assistita da un ginecologo, il 3% da un'ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al 10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo privato (rispetto al 75% del 2002). Rispetto all'ultima indagine del 2002 aumenta anche la partecipazione ai Corsi di Accompagnamento Nascita (CAN) che passa al 35,5% rispetto al 30% di 8 anni fa.
"Rispetto alla precedente indagine i dati sono sicuramente migliorati. Le mamme sono più attente e più informate, ma resta ancora alta la medicalizzazione e l'allattamento al seno non è, evidentemente, ancora adeguatamente promosso - spiega Michele Grandolfo, del Reparto Salute della Donna e del bambino in età evolutiva dell'ISS -. Ma oggi sappiamo che la presa in carico della donna e la promozione delle scelte consapevoli favorisce una minore medicalizzazione della gravidanza e un più appropriato percorso rispetto alle prestazioni richieste in questo delicato periodo". Lo specialista ricorda poi che le ecografie dovrebbero essere tre in tutta la gravidanza e invece sono in aumento e il più delle volte hanno una funzione solo psicologica"
Per la prima volta, poi, l'obiettivo si è fermato sulle donne immigrate che partoriscono nel nostro Paese. Così si scopre che aumenta la forbice tra straniere e italiane, "soprattutto sull'informazione e sul monitoraggio della gravidanza. La prima visita per il 13% delle straniere arriva oltre il terzo mese, contro un ritardo del 5% delle italiane". E ancora, un'immigrata su tre soffre di depressione post-partum.