Alimentazione

Carne di cavallo: verità e bufale

Tanti falsi miti e timori infondati

20 Feb 2013 - 15:39
 © Getty

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La carne di cavallo, balzata sulle prime pagine dei giornali in occasione dello scandalo alimentare che in questi giorni ha coinvolto molti Paesi d'Europa, è al centro di una serie di errate convinzioni e di falsi miti. Ad esempio, non è vero che sia più ricca di ferro rispetto al manzo, ma neppure che tracce della sua presenza in prodotti alimentari aumenti il rischio di allergie.  

Su questo punto, Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umana dell'Università di Alessandria, si esprime con grande decisione: "In questa vicenda c'è un problema di trasparenza". Il potenziale rischio per la salute per la carne equina trovata in alcuni prodotti, in realtà, viene dal fatto che non è nota l'origine dei cavalli macellati, mentre  "i numerosi passaggi della filiera evidenziati, con la carne passata per Romania, Irlanda, Olanda, Francia, rappresentano tutti momenti a rischio di possibile sofisticazione".
Quando però si parla di carne di cavallo in sé e per sé, assicura l'esperto, si può stare tranquilli: non crea problemi di salute, né c'è un rischio di allergie. Il fatto che questa carne contenga più ferro del manzo, invece, è un falso mito: semmai ha più zuccheri e questo la rende più energetica. Questo avviene perché, nella fase di frollatura in genere in tutta la carne si perde una sostanza, il glicogeno, appartenente alla famiglia degli zuccheri. Così. Mentre  il manzo contiene proteine e grassi, la carne equina conserva un po' di glicogeno, motivo per cui dà più energia. Non ci sono invece differenze significative quanto a contenuti di ferro. 
Sulla vicenda dei prodotti 100% a base di manzo in cui sono state rilevate tracce di carne equina, Calabrese dice di essere d'accordo con Coldiretti: "Serve un'etichettatura completa che permetta di ricostruire tutte le tappe di un alimento, dalla produzione fino al consumatore". Anche perché, per le persone che amano i cavalli,  "mangiare questa carne senza saperlo rappresenta un problema etico. Tutto sta, quindi, conclude Calabrese, nel caso della carne equina come di ogni altro alimento nel "poter contare su prodotti controllati e a prova di sofisticazione".

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