Società

Chi ha paura dell'uomo beta?

La rivolta dei maschi senza potere

27 Ott 2011 - 09:27
 © Dal Web

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Meno celebre del cosiddetto "maschio alfa", ovvero l'uomo dalla personalità dominante e leader "per natura", è scoccata l'ora della rivolta dell'uomo beta, normale e meno vincente, che si considera soggetto a un declassamento quotidiano del suo "rating" personale. La colpa? Potrebbe essere anche dello strapotere femminile. Insomma, anche il cosiddetto "sesso forte" ha, curiosamente, una serie di buoni motivi per invocare la propria emancipazione.   

Questo almeno è la convinzione che ha mosso poco più di un anno fa Fabrizio Marchi, 53 anni, non sposato, scrittore e fondatore del Movimento degli Uomini Beta. Il movimento dichiara esplicitamente, nella sua "carta dei principi", che "gli uomini non appartenenti alle elite dominanti sono il gruppo sociale e di genere che vive una condizione di oppressione e subordinazione, sia nei confronti delle suddette elite che della grande maggioranza della popolazione femminile". 
Spiega Marchi: "L'uomo considerato 'normale', che non vuol dire mediocre, diciamo il classico impiegato delle poste, quale potere può esercitare sull'universo femminile? Nessuno. Al contrario della sua 'pari grado' donna, che ha al suo arco la freccia della sua femminilità e come tale può scoccarla verso l'altro sesso e verso la categoria socialmente superiore. In tal senso, l'uomo beta è più sfavorito, paga due volte: per non appartenere alla elite di potere e per non appartenere al genere femminile". Ma non finisce qui. Secondo il fondatore del Movimento degli Uomini Beta, "tutto dipende da questo sistema di valori o meglio di disvalori pseudo-culturali, imposti prima da un certo maschilismo e poi paradossalmente rafforzati dalla forza opposta del femminismo". 
Per questo, secondo Marchi, la prima operazione da fare è a livello culturale e psicologico, per far uscire gli uomini da questa condizione di inferiorità. "E' un gruppo sociale di genere che non ha alcun peso specifico da mettere sul piatto della bilancia". In effetti, secondo Marchi, "chi non ha una posizione sociale da spendere, per potere o per ricchezza, non conta assolutamente nulla, non solo all'interno del sistema sociale ma anche nella relazione con l'altro genere, con le donne che hanno il peso specifico che deriva dalla loro sessualità, che possono spendere e spendono nei confronti del 'maschio alfa'. Tutto questo si traduce di fatto in una diseguaglianza". 
Al di là della battaglia culturale e psicologica, per aiutare i maschi beta a prendere coscienza della loro condizione e a fare fronte comune con i propri simili, il Movimento degli Uomini Beta lancia anche alcune campagne concrete. Ad esempio, l'idea delle cosiddette "quote celesti" a scuola. Partendo dalla constatazione che nella scuola sono praticamente scomparsi gli insegnanti maschi, specie nelle elementari e nelle medie, potrebbe essere giunta l'ora di istituire una quota "azzurra" di questi posti di lavoro.

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