Fascino americano ed estro italiano
© Ufficio stampa
Una moto speciale, a partire dal nome: Harley Davidson Sportster Iron 883 Special Edition è stata realizzata dalla filiale italiana della Casa Usa, per il solo mercato italiano e sulla base delle indicazioni ricevute dagli Harley Owner Groups (HOGs) e dalla rete di concessionari sparsi nel belpaese. I nostri amici di Harley Davidson Italia hanno lavorato sulla più classica e inossidabile delle V2: la Sportster 883.
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Già di per sé un mito. Che le sapienti mani e l’estro italico hanno reso ancora più appealing. Ma andiamo con calma e godiamoci il primo contatto con questa dark lady delle due ruote: il colore è un nero opaco con la classica scritta Harley Davidson in grigio sul serbatoio da 12 litri, che le dà un tocco aggressivo ed elegante al tempo stesso. La personalizzazione parte dalla cover filtro che riporta l’indicazione del modello usando il tricolore italico; il manubrio è del tipo drag bar come i modelli più sportivi del marchio americano, e se a questo aggiungiamo gli specchietti retrovisori montati al contrario sotto il manubrio stesso, la sella sdoppiata, le pedane allungate e le pedane per il passeggero, abbiamo tutto l’occorrente per dare un look veramente unico a questa Special Edition.
Una menzione a parte va agli ammortizzatori posteriori, più corti rispetto agli originali, che permettono una luce a terra minore, rendendo questa Harley adatta anche ai rider più minuti, oltre a garantire un approccio più sportivo alla Sportster Iron. Questa moto è speciale anche nel prezzo, che per una volta sveliamo subito perché fa parte dell’idea di Harley Davidson Italia: 9.800 euro, franco concessionario incluso. I più attenti tra voi probabilmente avranno notato che si tratta di 700 euro in più rispetto alla versione standard della Sportster, ma gli accessori della S.E. valgono circa 2.000 euro e così di speciale c’è anche il prezzo!
E ora in sella. Girata la chiave e acceso il bicilindrico più famoso al mondo, si viene avvolti dall’atmosfera Harley Davidson: le vibrazioni che il motore trasmette al corpo del pilota sono sicuramente good vibrations, per questo restiamo un po’ lì ad ascoltare il borbottìo degli scarichi originali. Finalmente partiamo per affrontare qualche curva. Abbiamo portato l’americanina a spasso per la città, in giro per la provincia e non ci siamo fatti mancare nemmeno una puntatina nei tornanti di montagna. La moto è comoda nonostante la postura un po’ particolare per chi non è abituato a cavalcare un’Harley, queste braccia e gambe allungate in effetti ad un primo approccio ti fanno sentire goffo, impacciato, ma basta qualche chilometro per sentirsi a casa.
La moto dà sempre la sensazione di essere un “easy rider” in una strada che è solo tua, che ci si trovi in un’affollata via del centro o nel bel mezzo di un tornante di montagna. Una sensazione che mille volte gli amici harleysti hanno tentato di spiegarmi in passato, ma che solo dopo questa settimana di chilometri passati in sella è stata comprensibile. La guida potrebbe non finire mai quando si è in sella ad un mezzo del genere, nonostante i difetti che una moto così bassa e rigida coltiva, come ad esempio gli ammortizzatori che lasciano passare ogni piccola sconnessione del terreno. E su qualsiasi strada italiana, costellate come sono di buche, rattoppi e sbalzi del fondo, la schiena chiede pietà dopo poco.
Ma torniamo alla prova. La coppia a disposizione è stata molto utile nelle gite fuori porta, nei sorpassi sulle statali e nei tornanti montani (dove abbiamo più di una volta grattato le pedane, ma ci stavamo divertendo parecchio, ndr). Lo sterzo ampio si è rivelato utile in città, permettendoci manovre comode in mezzo al traffico, nonostante la sensazione di poca agilità che ci si potrebbe aspettare da una Harley, mentre la velocità di punta contenuta ci ha aiutati a restare entro le norme del codice della strada.
La prova bar è stata particolare, visto che siamo andati con la Sportster Iron Special Edition al pranzo di compleanno di un gruppo di motociclisti non harleysti (prevedeva anche un pezzo di sterrato) e l’essere arrivati alla vetta secondi dopo una maxi-enduro ci ha resi l’attrazione della giornata. Tutti hanno voluto farsi fotografare in sella alla signorina di casa Harley, a dimostrazione del fatto che il fascino americano e l’estro italiano coniugati in questa moto sono sicuramente vincenti.