Chris Wright chiarisce che le prove ordinate da Donald Trump saranno "non critiche" e non comporteranno detonazioni atomiche. Obiettivo: verificare l'efficienza del sistema senza violare la moratoria
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Gli Stati Uniti avviano una nuova fase di sperimentazione nel campo nucleare, ma senza esplosioni atomiche. Lo ha confermato il segretario all'Energia Chris Wright, spiegando che i test ordinati dal presidente Donald Trump rientrano nella categoria delle prove "non critiche", concepite per verificare la funzionalità di alcune componenti delle armi nucleari senza provocare detonazioni. L'annuncio arriva a pochi giorni dalla direttiva della Casa Bianca per "riprendere i test su base di parità" con le altre potenze mondiali, suscitando interrogativi sulla portata effettiva dell'iniziativa.
In un'intervista a Fox News, Wright ha chiarito che "i test di cui stiamo parlando in questo momento sono test di sistema". L'obiettivo, ha precisato, è quello di esaminare "le altre parti di un'arma nucleare" per garantirne il corretto funzionamento. "Queste non sono esplosioni nucleari. Sono quelle che chiamiamo esplosioni non critiche", ha aggiunto, rassicurando che non ci sarà "nessuna nube a fungo" visibile nei cieli del Nevada, dove gli Stati Uniti gestiscono un'area di test grande quanto lo Stato del Rhode Island.
I cosiddetti test "sub-critical" servono a studiare il comportamento dei materiali fissili, come plutonio e uranio, in condizioni controllate. Gli esperimenti impiegano esplosivi convenzionali e strumenti di misurazione ad alta precisione per simulare le pressioni e le temperature di una detonazione, ma non raggiungono la massa critica necessaria all'esplosione nucleare. In questo modo, gli scienziati possono raccogliere dati sullo stato e sulla stabilità delle testate, migliorando la sicurezza del programma di deterrenza. Poiché non si innesca alcuna reazione a catena, questi test non rilasciano energia atomica o radiazioni e vengono eseguiti in laboratori sotterranei o in siti altamente schermati, come il Nevada National Security Site.
Il segretario Wright ha sottolineato che i nuovi test fanno parte di una strategia di modernizzazione dell'arsenale nucleare statunitense, sostenuta da una crescente competizione con Russia e Cina. Grazie a potenti modelli di simulazione, gli Stati Uniti possono ricreare in laboratorio scenari equivalenti a quelli di un'esplosione nucleare, evitando prove distruttive. L'obiettivo è mantenere efficienza e sicurezza delle testate, garantendo al tempo stesso il rispetto della moratoria sui test esplosivi in vigore dal 1992.
Gli Usa non conducono esplosioni nucleari da oltre trent'anni, pur non avendo ratificato il Trattato per la messa al bando completa dei test nucleari (CTBT). La decisione di rilanciare le attività sperimentali è interpretata come un messaggio di forza verso le potenze rivali, più che come un ritorno alle esplosioni sotterranee della Guerra Fredda. Limitarsi a test non critici consente a Washington di aggiornare il proprio arsenale senza infrangere gli impegni internazionali, bilanciando sicurezza e deterrenza. Il Dipartimento dell'Energia ha precisato che al momento non sono previste esplosioni nucleari di alcun tipo. Le nuove attività resteranno nell'ambito degli esperimenti "non critici", volti a garantire la piena funzionalità delle armi senza generare radiazioni o impatti ambientali.
Il principale centro di sperimentazione nucleare americano è il Nevada National Security Site, situato circa 100 chilometri a nord-ovest di Las Vegas. In passato noto come Nevada Test Site, è stato il teatro di oltre 900 esplosioni tra il 1951 e il 1992. Oggi l'area viene utilizzata per esperimenti sub-critici e studi di sicurezza sulle armi. Altri siti storici, come il Los Alamos National Laboratory nel Nuovo Messico e il Lawrence Livermore National Laboratory in California, svolgono funzioni di ricerca e simulazione legate al programma di deterrenza nucleare.
La differenza fondamentale tra un test sub-critico e una vera esplosione atomica sta nella mancanza di una reazione nucleare a catena. Nei test sub-critici si studia il comportamento dei materiali fissili utilizzando esplosivi convenzionali, ma la quantità e le condizioni del materiale non raggiungono la soglia per innescare la fissione nucleare. Questi esperimenti consentono di comprendere meglio i fenomeni fisici legati alla detonazione, mantenendo un impatto ambientale nullo e senza violare i trattati internazionali sul divieto di test esplosivi.
I test sub-critici, pur essendo considerati sicuri, non sono del tutto privi di rischi. Le operazioni sotterranee comportano l'impiego di esplosivi convenzionali e sostanze radioattive in quantità limitate, gestite con rigidi protocolli di contenimento. Gli esperti dell'Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare (NNSA) sottolineano che non vi sono emissioni di radiazioni misurabili all'esterno dei siti. Tuttavia, le associazioni ambientaliste chiedono monitoraggi costanti per evitare contaminazioni del suolo o delle falde, anche a lungo termine.
L'ultimo test nucleare esplosivo condotto dagli Stati Uniti risale al 23 settembre 1992. L'esperimento, denominato "Divider", si svolse nel Nevada Test Site e segnò la chiusura di un'epoca. Da allora Washington ha mantenuto una moratoria volontaria sulle esplosioni nucleari, proseguendo solo con test sub-critici e simulazioni digitali ad alta potenza. Nonostante la mancata ratifica del Trattato CTBT, gli Stati Uniti continuano a rispettare nella pratica il divieto di condurre detonazioni atomiche.