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Usa, no dei dem al Senato: via allo shutdown | Chiudono uffici amministrativi, imbarazzo per Trump

Usa, no dei dem al Senato: via allo shutdown | Chiudono uffici amministrativi, imbarazzo per Trump

Usa, no dei dem al Senato: via allo shutdown | Chiudono uffici amministrativi, imbarazzo per Trump - foto 1
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Il Senato degli Stati Uniti ha votato contro il provvedimento per finanziare il governo: è partito alla mezzanotte, le sei in Italia, il temuto shutdown, ovvero la chiusura degli uffici amministrativi federali.

"Non si mette bene", ha twittato il presidente Trump poco prima dei lavori del Senato. In una corsa contro il tempo si sono tentati negoziati in aula che non hanno tuttavia portato ad alcun accordo prima della scadenza fissata.

Trump punta il dito contro i Dem - "Non si mette bene per i nostri ottimi militari o per la salvaguardia e la sicurezza della nostra pericolosa frontiera sud. I dem vogliono lo shutdown per sminuire il gran successo dei tagli alle tasse e ciò che comportano per la nostra economia in crescita", scrive Trump su Twitter. La Casa Bianca, nella prima reazione allo shutdown punta il dito contro i democratici. La portavoce Sarah Sanders in un comunicato sottolinea: "Non negozieremo lo status di cittadini illegali mentre (i democratici) tengono i nostri cittadini ostaggio di richieste incoscienti". E continua: "Questo è comportamento da ostruzionisti, non da legislatori".

Quattro senatori dem hanno affossato il provvedimento - Il senatore democratico Doug Jones, eletto a sorpresa a dicembre in Alabama sconfiggendo il repubblicano Roy Moore, ha rotto la linea dettata dalla leadership del suo partito e votato a favore della legge di bilancio per il governo e contro quindi lo shutdown dell'amministrazione federale. La stessa decisione è stata presa da altri 3 dem: Heitkamp (North Dakota), Donnelly (Indiana) e Manchin (West Virginia).

Già a picco nei sondaggi, Trump chiude il suo primo anno di presidenza con un imbarazzante shutdown, ossia la chiusura degli uffici amministrativi federali, partendo da quelli meno essenziali. E' il primo presidente con un partito che controlla entrambi i rami del parlamento. L'ultima "serrata" obbligata, durata 16 giorni, si verificò nel 2013, quando i repubblicani tentarono di cambiare l'Obamacare.

Ora sono i democratici sulle barricate, perché non è stato raggiunto un accordo sui dreamer dopo che Trump ha cancellato il programma di Obama per la loro protezione (Daca), né su altre loro priorità, come il rinnovo della copertura sanitaria per nove milioni di bambini (Chip).

E' stato comunque lo stesso Trump a compromettere i negoziati bipartisan per una legge di bilancio a lungo termine che doveva contemperare le sue priorità (muro, riforma dell'immigrazione) con quelle dei dem (dreamer): a far saltare tutto sono state le sue reazioni ad una bozza di accordo, quando è stato accusato di razzismo per il disprezzo manifestato verso gli immigrati da certi "cessi di Paesi", come hanno riferito alcuni deputati democratici presenti. Un episodio che ha fatto crollare ogni fiducia reciproca trasformando il dialogo sullo shutdown in un vero e proprio showdown in un Paese sempre più diviso e polarizzato.