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Usa, una persona con influenza aviaria trasmessa da un bovino

Il trattamento suggerito è il farmaco antivirale usato per l'influenza, in isolamento per non trasmettere il contagio

Usa, una persona con influenza aviaria trasmessa da un bovino - foto 1
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Negli Usa una persona è risultata positiva all'attuale ceppo H5n1 dell'influenza aviaria ad alta patogenicità attraverso bovini da latte.

Lo riferiscono note ufficiali federali e statali del Texas. "Il paziente ha riferito un arrossamento degli occhi (compatibile con congiuntivite) come unico sintomo e si sta riprendendo", hanno affermato i Centers for Disease. Il trattamento suggerito è il farmaco antivirale usato per l'influenza, in isolamento per non trasmettere il contagio.

 

 

L'allarme aviaria in Usa

 L'allarme per la diffusione del virus dell'influenza aviaria nei bovini da latte era scattato lo scorso 25 marzo, quando il virus è stato riscontrato nel latte non pastorizzato proveniente da due allevamenti in Kansas e uno in Texas e da tamponi effettuati in un quarto allevamento in Texas. Il 29 sono state riscontrate nuove positività in un allevamento in Michigan. L'analisi genetica ha concluso che il virus che ha colpito i bovini è lo stesso diffuso negli uccelli a livello globale; inoltre non subito cambiamenti che lo rendano più adatto alla diffusione nell'uomo o più resistente ai trattamenti antivirali disponibili.

 

Il caso non cambia la valutazione del rischio

 Per i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), l'infezione umana confermata (la seconda negli Stati Uniti, dopo un caso nel 2022) "non cambia la valutazione del rischio per la salute umana dell'influenza aviaria H5N1 per il pubblico generale degli Stati Uniti, che il Cdc considera bassa", si legge in una nota. Sicuro è considerato anche il latte, "perché i prodotti vengono pastorizzati prima di entrare nel mercato". Attenzione, invece per "le persone con esposizioni strette o prolungate e non protette a volatili infetti o altri animali (compreso il bestiame), o ad ambienti contaminati da volatili infetti o altri animali": queste "sono a maggior rischio di infezione", concludono i Cdc.

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