Nel videomessaggio alla Niaf, la premier rivendica il Columbus Day, denuncia le derive culturali "woke" e ringrazia il presidente Trump. Il tycoon la ricambia con un post che ne celebra la leadership
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Un videomessaggio carico di significati storici, culturali e politici. In occasione del 50° anniversario della National Italian American Foundation (NIAF), la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto salutare la comunità italoamericana a Washington ribadendo la centralità del Columbus Day e criticando con forza la cosiddetta cultura woke. Nel suo intervento, Meloni ha ringraziato apertamente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per aver rilanciato la celebrazione. Il tycoon ha risposto rilanciando il suo video su Truth Social e condividendo un post in cui la premier viene lodata per il suo coraggio politico. Un messaggio che riafferma il legame identitario tra Italia e Stati Uniti in un momento chiave per le relazioni internazionali.
Nel videomessaggio trasmesso durante il gala a Washington, la premier ha esordito con parole nette: "Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke". Un'accusa precisa, diretta a quei movimenti culturali che, secondo Meloni, minano le radici comuni tra Italia e Stati Uniti. Al centro dell'intervento, la difesa del Columbus Day, festività da tempo al centro di polemiche soprattutto negli Stati Uniti: "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare", ha dichiarato. La premier ha poi citato una recente dichiarazione del presidente Trump: "Mentre celebriamo l'eredità di Colombo, riconosciamo anche il contributo degli innumerevoli italoamericani che, come lui, hanno contribuito incessantemente alla nostra cultura e al nostro stile di vita". "Ben detto, Presidente Trump, grazie", ha concluso Meloni.
Poco dopo il gala, Donald Trump ha rilanciato sui propri canali social un breve video della premier, accompagnandolo con un post lusinghiero. In particolare, ha ripostato un contenuto in cui si legge: "Giorgia Meloni sfida l'Ue e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump. Ben fatto Meloni. È una mossa brillante". La scelta di condividere pubblicamente l'intervento della presidente del Consiglio è apparsa a molti come un segnale di riconoscimento e stima reciproca. Un endorsement non secondario, considerato il peso simbolico della celebrazione e il momento di rilancio dei rapporti bilaterali.
Nella parte più celebrativa del suo messaggio, Meloni ha voluto ricordare il ruolo degli italoamericani nello sviluppo degli Stati Uniti: "Per mezzo secolo, la NIAF è stata la voce incrollabile, il cuore pulsante e la spina dorsale della comunità italoamericana". La premier ha tracciato un filo diretto tra l'emigrazione italiana e la crescita della società americana: "I vostri antenati non sono semplicemente arrivati in America. Hanno contribuito a costruire e plasmare l'America di oggi e questa tradizione di eccellenza continua brillantemente". Infine, ha sottolineato l'importanza attuale dei legami economici: "Una parte significativa del Pil italiano è proprio lì a Washington", ha dichiarato, a conferma della rilevanza strategica della comunità italoamericana.
Il Columbus Day, celebrato ogni anno il secondo lunedì di ottobre, è da tempo al centro di un acceso dibattito. Mentre alcuni movimenti ne contestano le origini storiche legate alla colonizzazione, altri – come la stessa NIAF e numerose associazioni italoamericane – lo difendono come simbolo dell'integrazione e del contributo degli italiani negli Stati Uniti. L'intervento di Meloni, inserendosi in questa controversia, ha rafforzato la dimensione identitaria della celebrazione. Se da un lato ha voluto riaffermare il valore della memoria storica, dall'altro ha usato il contesto per tracciare una linea di contrasto con le derive culturali moderne, accusate di voler "riscrivere la storia". Un passaggio che ha rafforzato il suo posizionamento internazionale in sintonia con l'attuale amministrazione statunitense.
Il termine "woke" nasce in ambito afroamericano per indicare una coscienza attiva verso le ingiustizie sociali, razziali e di genere. Col tempo, il concetto ha assunto un significato più ampio, diventando un riferimento globale per movimenti progressisti che promuovono l’inclusività, la parità e il rispetto delle minoranze. Tuttavia, soprattutto nel dibattito politico occidentale, il termine è stato progressivamente associato a posizioni considerate estreme o revisioniste. In particolare, i suoi critici - come il premier Meloni - lo usano per indicare un atteggiamento ideologico che mira a riscrivere la storia, modificare simboli tradizionali o censurare aspetti culturali considerati non conformi ai nuovi standard etici. Il confronto sul tema, acceso soprattutto negli Stati Uniti, è diventato un terreno di scontro tra conservatori e progressisti.