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Stazione spaziale cinese caduta nel Pacifico, "salva" l'Italia

Frammenti nellʼoceano. La Cina nel marzo 2016 perse i contatti con il veicolo spaziale e fu costretta a dichiararlo fuori controllo

Stazione spaziale cinese caduta nel Pacifico,
lapresse

La stazione spaziale cinese Tiangong 1 è rientrata sulla Terra alle 2,16 cadendo nell'oceano Pacifico meridionale. Al momento non viene segnalata nessuna conseguenza.

Dopo le iniziali paure per l'Italia, già qualche ora prima del rientro della stazione spaziale nell'atmosfera era stata esclusa la possibilità di un impatto sul nostro Paese. La Cina nel 2016 perse i contatti con Tiangong 1 e fu costretta a dichiararlo fuori controllo.

Dopo 2.375 giorni e 21 ore in orbita, Tiangong 1 ha concluso la sua caduta libera sul Pacifico meridionale. Il suo nome significa "Palazzo celeste" e la sua storia è stata seguita da telescopi e radar di almeno 12 agenzie spaziali e centri di ricerca di tutto il mondo. Per giorni questo veicolo spaziale grande come un autobus e pesante quasi 8 tonnellate e' diventato famoso anche in Italia: nonostante il rischio del rientro sul nostro Paese sia sempre stato molto basso, l'Italia centro-meridionale rientrava nella vasta a rischio compresa fra 43 gradi di latitudine Sud e 43 gradi di latitudine Nord. Soltanto nella tarda serata di domenica sono arrivati i dati che hanno permesso di escludere il rientro dei veicolo in caduta incontrollata sul nostro Paese.

L'area a rischio, inizialmente estesa dalle Americhe all'Oceania, aveva cominciato a restringersi dalle prime ore della mattina di Pasqua: all'inizio era stata esclusa l'America centrale e settentrionale, con gran parte dell'Australia, parte della Nuova Zelanda e il Madagascar. Qualche ora più tardi la fascia si era ulteriormente ristretta, con l'esclusione di Africa sud-orientale, India e Indocina. L'Italia continuava a rientrare nella fascia, sempre nella zona da Firenze in giù, ma con un rischio che gli esperti continuavano a indicare come molto basso.

Le previsioni del Joint Space Operations Center (Jspoc) del Comando strategico degli Stati Uniti, punto di riferimento internazionale in questo campo, escludevano il nostro Paese dall'area di rischio e indicavano come punto più probabile per l'impatto l'Atlantico meridionale.

Intorno all'1 del mattino italiane del 2 aprile è scattato il conto alla rovescia per il rientro, che sarebbe potuto avvenire in qualsiasi istante da allora fino alle 4,48. Come sempre accade nei casi di rientro incontrollato, la notizia che il "Palazzo celeste" aveva concluso la sua corsa è arrivata oltre un'ora dopo l'impatto nell'atmosfera, avvenuto alle 2,16.

Rimbalzando negli strati più alti dell'atmosfera, in una delle sue ultime orbite la Tiangong 1 aveva sorvolato il Jiuquan Satellite Launch Center, la base spaziale dalla quale era stata lanciata il 30 settembre 2011. La sua vita operativa avrebbe dovuto essere breve, di appena due anni, invece nel 2013 la Cina decise di prolungarne l'attività, finché nel marzo 2016 perse i contatti con il veicolo spaziale e fu costretta a dichiararlo fuori controllo.