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Siria, le forze curde hanno completato il ritiro da Ras al Ayn: fuggono anche i civili

Secondo lʼaccordo mediato dagli Usa per la tregua di 5 giorni con la Turchia il ripiegamento completo dal confine turco-siriano dovrà essere eseguito entro martedì

E' iniziato il ritiro dei combattenti curdi siriani dalla frontiera con la Turchia.

Nel terzo dei cinque giorni di tregua concordati da Ankara con gli Stati Uniti, i miliziani dello Ypg hanno abbandonato la località sotto assedio di Ras al Ayn, dove finora avevano continuato a scontrarsi con le milizie locali filo-turche, avanguardia dell'offensiva lanciata il 9 ottobre dall'esercito di Recep Tayyip Erdogan.

Il ritiro - "Non abbiamo più combattenti in città", ha assicurato un comandante delle Forze democratiche siriane (Sdf), Kino Gabriel. Il ritiro verso Tal Tamer a sud è confermato anche da Ankara, che riferisce di almeno 86 mezzi in cammino, e dall'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus).

 

Secondo Redur Xalil, portavoce delle Sdf, i combattenti stanno arretrando di circa 30 km, ai confini della zona di sicurezza lungo 120 km di confine che è stata designata dall'accordo tra Turchia e Usa. "Il cessate il fuoco sta tenendo molto bene", assicura via Twitter anche Donald Trump.

 

Nelle prossime ore è previsto il ritiro anche da altre zone comprese nella "safe zone". Dopo la lunga attesa dei convogli medici alle porte di Ras al Ayn, è stato aperto anche il corridoio umanitario per permettere l'evacuazione dei civili e dei feriti. Si sblocca così l'impasse nell'area più contesa della frontiera, mentre si avvicina la scadenza del cessate il fuoco.

 

Continuano le accuse incrociate di violazione del cessate il fuoco - Anche domenica però non si sono fermate le accuse incrociate di violazioni. La Difesa di Ankara ha riferito l'uccisione di un suo soldato - la settima vittima dall'inizio dell'operazione - e il ferimento di un altro militare "durante una missione di ricognizione e sorveglianza nella regione di Tal Abyad a seguito del fuoco anticarro e di armi leggere aperto dai terroristi del Pkk/Ypg". I curdi hanno replicato con nuove denunce di attacchi e atrocità commesse su prigionieri di guerra dalle milizie cooptate dai turchi.

 

Attesa per l'incontro Erdogan-Putin - Cresce intanto l'attesa per l'incontro di martedì tra Erdogan e il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, dove a poche ore dalla scadenza della tregua si discuterà la sorte delle altre zone contese nel nord della Siria, tra cui le Kobane e Manbij, in mano a Mosca e Damasco. La Turchia chiede che anche da lì si ritirino i miliziani curdi.

 

Erdogan ha discusso della situazione con il primo ministro britannico Boris Johnson, che ha espresso apprezzamento per la "sospensione temporanea dei combattimenti", definendola però solo "un primo passo nella giusta direzione". Downing Street ha ribadito di voler organizzare nelle prossime settimane un incontro a quattro a Londra con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron.

 

Il ritiro delle truppe Usa dal nord della Siria - In queste ore si sta concretizzando anche l'abbandono del nord della Siria da parte delle truppe Usa. Come dichiarato dal segretario alla Difesa Mark Esper, oltre 700 soldati a stelle e strisce si stanno dirigendo nell'Iraq occidentale e da lì continueranno a condurre operazioni contro l'Isis per impedirne la rinascita.

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