La Farnesina aveva già attivato "tutti i canali per seguire il caso". I tre, che lavorano all'Onu, sono stati sequestrati nella capitale Sanaa mentre viaggiavano su un veicolo blindato
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Sequestro lampo in Yemen dove un commando armato ha sequestrato tre occidentali che lavorano all'Onu tra cui un italiano. A liberarli sono state le forze di sicurezza locali. La notizia era stata confermata dal ministero degli Esteri, che aveva attivato "tutti i canali" per seguire la vicenda. I tre sono stato sequestrati nella capitale Sanaa mentre viaggiavano su un veicolo blindato.
L'italiano, che lavora per il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, "è in buona salute". Lo ha affermato un responsabile del ministero degli interni.
Secondo una prima ricostruzione, con lui c'era anche una donna, una funzionaria locale della stessa organizzazione, e quando il mezzo è stato bloccato da un pick-up e da un taxi e i due sono scesi per chiedere spiegazioni sono stati spinti nel taxi e portati via. Poi invece è arrivato il chiarimento del ministero dell'Interno secondo cui il secondo rapito era l'autista dell'italiano. Ci sono stati momenti di paura - in Yemen le cellule qaediste impazzano - e la Farnesina ha immediatamente attivato tutti i canali per seguire il caso. Ma a risolvere il sequestro ci hanno pensato le forze di sicurezza yemenite che, secondo alcune fonti, hanno liberato l'italiano e arrestato i rapitori all'uscita di Sanaa.
Ma la dinamica non è chiara e, secondo altre fonti, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione in una casa dove gli ostaggi erano stati portati. Non è chiara se ci sia stato un conflitto a fuoco. Secondo il ministero dell'Interno sarebbe stato liberato anche il suo autista. L'ex ostaggio è "in buona salute" hanno fatto sapere le stesse fonti.
Non ci sono dettagli sui rapitori, che sono stati arrestati, e sulle ragioni del rapimento. In Yemen i rapimenti di stranieri sono frequenti e spesso gli ostaggi occidentali vengono usati come forma di pressione sul governo centrale per soddisfare rivendicazioni di gruppi tribali contrapposti. Ma spesso gli autori sono qaedisti che usano i rapimenti come fonte di finanziamento: nelle loro mani c'è un cittadino sudafricano che minacciano di morte se non verrà pagato un riscatto. Il gruppo detiene anche un diplomatico saudita rapito nel marzo 2012 ad Aden, nel sud del Paese, e un diplomatico iraniano sequestrato il 21 luglio 2013 a Sanaa. La situazione nel paese è estremamente tesa e gli episodi di violenza sono continui.