ALL'UNIVERSITA' DI ABERDEEN

Scozia, "Meritavo le sue botte": gli sms di una ragazza vittima di violenza diffusi nei campus per sensibilizzare

Emily Drouet si è tolta la vita nel marzo 2016: aveva solo 18 anni. Era succube del fidanzato

27 Nov 2017 - 21:44
 © twitter

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“Me lo meritavo”. “E’ colpa mia”. “L’ho fatto arrabbiare”. Sono gli sms che Emily Drouet - la ragazza scozzese di 18 anni che nel marzo 2016 si è tolta la vita perché stanca delle continue violenze subite dal suo fidanzato - inviava alle amiche. Messaggi che testimoniano i meccanismi psicologici tipici delle donne vittime di violenza. Questi sms ora sono diventati dei grandi poster affissi nei muri e nelle bacheche dell’Università di Aberdeen (quella che Emily frequentava) e in altre università della Scozia, parte di una campagna di sensibilizzazione voluta da Fiona Drouet, madre della ragazza, per aiutare tutte le altre giovani che si trovano nella stessa terribile situazione della figlia.

Gli sms - Era una relazione violenta quella tra Emily e lo studente Angus Milligan, di qualche anno più grande. Botte, schiaffi, lividi. Una relazione ben "descritta" dagli sms che la ragazza mandava alle amiche ("Mi spaventa"). Quelle amiche che ora non si danno pace, nonostante avessero provato a consigliarle di allontanarsi dal suo carnefice. "Tesoro, non te lo meriti. Non meriti di essere picchiata, denuncialo alla polizia", le aveva risposto un’amica. "Non stare sola, per favore", le aveva scritto un’altra.

Le parole della madre - "È stato molto duro per noi leggere questi messaggi sul telefono di Emily dopo averla persa, ma è importante renderli pubblici - ha dichiarato al Guardian Fiona Drouet -. Come possiamo aiutare le ragazze a capire che tutto ciò può succedere anche a loro e si deve chiedere aiuto? Facendo loro comprendere che non c’è discriminazione quando si tratta di violenza sulle donne. Emily, ad esempio, era vittima di una doppia violenza: mentale e fisica".

Il fidanzato - Milligan ha ammesso di averla picchiata e maltrattata. Il ragazzo è stato condannato a 180 ore di servizi comunitari. Una magra consolazione per la famiglia della ragazza, che continua a vivere nel lutto: "Aveva così tanti sogni, Emily - ha concluso Fiona - E, se solo ne avesse avuto l’opportunità, li avrebbe potuti realizzare".

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