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Russia, la giornalista no-war Marina Ovsyannikova agli arresti domiciliari

A metà luglio aveva esposto un cartello in centro a Mosca in cui accusava Putin di essere "un assassino" e di essere il responsabile della morte di oltre 300 bambini

A circa 24 ore dalla notizia dell'arresto della giornalista russa Marina Ovsyannikova, nota per essersi presentata a sorpresa in diretta davanti alle telecamere della tv di Stato russa durante il tg mostrando un cartello contro la guerra in Ucraina, il tribunale Basmanny di Mosca ha ordinato per lei gli arresti domiciliari fino al 9 ottobre.

Secondo il suo avvocato, Ovsyannikova rischia fino a 10 anni di reclusione per una protesta contro la guerra a luglio. Stando a Novaya Gazeta, l'udienza di si è svolta porte chiuse. La giornalista era in custodia cautelare presso il centro di detenzione temporanea di via Perovka 38 a Mosca.

Dal blitz in diretta sul Primo Canale al volontariato per i profughi ucraini in Russia: riecco la giornalista anti-guerra Marina Ovsyannikova... con polemica

Ha indossato un piumino con la scritta sulla schiena "Ogni vita umana non ha prezzo" e ha caricato su un furgone buste di abiti e scarpe da donare ai profughi ucraini ospitati nella regione di Kaluga, in Russia. Marina Ovsyannikova, protagonista del blitz in diretta tv sul Primo Canale russo per dire no alla guerra in Ucraina, ha smesso i panni della giornalista per indossare quelli della volontaria. Non senza polemica. Raccontando, infatti, l'esperienza di raccolta di donazioni tra amici e vicini di casa e di consegna dei beni nel sanatorio di Zvezdny, la Ovsyannikova riferisce che non è riuscita ad entrare nella struttura, neanche senza telecamere, e che il direttore del sanatorio, prima interpellato per sapere di cosa avesse bisogno, nel faccia a faccia le ha detto di avere tutto e di poter ricevere solo oggetti nuovi. Quelli usati sarebbero stati consegnati alla Croce Rossa. "Ho solo poche foto rimaste di questo viaggio - ha raccontato la reporter sul suo canale Telegram. - Ai giornalisti che hanno viaggiato con me è stato vietato di pubblicare video. Ma spero davvero che tutte le nostre cose alla fine raggiungano i bisognosi". "E' un peccato - ha concluso - non aver potuto parlare con gli ucraini e trasmettere loro di persona parole di sostegno e amore".

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L'arresto - Mercoledì pomeriggio, Ovsyannikova aveva scritto sul suo canale Telegram che alle 6 dieci poliziotti avevano fatto irruzione nella sua abitazione. Il suo avvocato aveva poi spiegato all'agenzia Afp che nei suoi confronti era stata aperta un'indagine con l'accusa di aver diffuso informazioni false sulle azioni delle forze militari russe. Si tratta di un reato introdotto nel codice penale dopo l’inizio del conflitto in Ucraina: la pena può arrivare anche fino a 15 anni di reclusione.

 

La protesta della giornalista - Solo un mese fa, il 15 luglio, Ovsyannikova, che era tornata a casa dopo un periodo all'estero, aveva manifestato di nuovo il suo dissenso esponendo sull'argine della Sofiyskaya (lungo la Moscova, nella capitale russa) un nuovo cartello. In questo l'ex giornalista della tv di Stato russa aveva definito Putin "un assassino" e a proposito dell'esercito aveva scritto: "I suoi soldati sono fascisti. 352 bambini sono morti. Quanti altri bambini devono morire perché tu smetta?”, rivolgendosi al presidente russo.

 

 

Perché è tornata in Russia? - Dopo il suo primo arresto, a marzo, Ovsyannikova, rilasciata quasi subito, aveva lasciato la Russia spostandosi all'estero, dove ha lavorato per tre mesi con la testata tedesca Die Welt. Dopo questo periodo fuori, la giornalista era tornata a casa per risolvere una controversia sulla custodia dei suoi figli. Dal suo rientro, Ovsyannikova ha sostenuto pubblicamente il politico dell'opposizione Ilya Yashin in tribunale e ha pubblicato diversi post contro il governo. Un'attività di protesta la sua per cui già a metà luglio è stata fermata dalla polizia e condannata da un tribunale di Mosca a pagare una multa di 50 mila rubli (quasi 800 euro) sempre per "discredito delle Forze armate della Federazione russa".

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