Caso Regeni, la presidenza del Consiglio sarà parte civile nel processo
Il gup di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio del giovane, avvenuto al Cairo tra il gennaio e febbraio del 2016
Per il caso Regeni la presidenza del Consiglio dei ministri è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati di aver torturato e ucciso lo studente italiano nel 2016.
Lo ha deciso il gup di Roma, che ha accolto la richiesta depositata dall'Avvocatura dello Stato e formalizzata in un'istanza alla ripresa dei lavori. Rinviati a giudizio i quattro accusati. La madre del giovane ucciso, Paola Deffendi: "Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata".
La prima udienza del processo è stata fissata dal giudice Roberto Ranazzi il 20 febbraio davanti alla Corte d'Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le
accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.
Pm Roma: "Il processo non sarà un simulacro"
"L'assenza degli imputati non ridurrà il processo a un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde a un obbligo costituzionale e sovranazionale. Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall'inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione". È quanto ha sostanzialmente affermato in aula il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, nel corso dell'intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro egiziani.
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