Presidenziali in Turchia, chiusi i seggi Il premier Erdogan è il grande favorito
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L'opposizione teme una ulteriore deriva autoritaria e islamica del potere se vincerà Erdogan e un marcato allontanamento dall'Ue
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Circa 53 milioni di elettori turchi sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente, il primo eletto direttamente dal popolo. Chiusi i seggi, cresce l'attesa per scoprire il nome del vincitore. Il grande favorito è l'attuale premier. Recep Tayyip Erdogan, 60 anni, al potere dal 2002. Se nessuno dei candidati otterrà più del 50 per cento dei voti, il 24 agosto si terrà il ballottaggio.
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Finora i capi dello stato in Turchia venivano eletti dal parlamento. L'ultimo, 5 anni fa, è stato Abdullah Gul, compagno di partito di Erdogan. La stampa turca prevede una vittoria di Erdogan già al primo turno. I sondaggi - generalmente poco affidabili in Turchia - gli danno più del 50 per cento contro meno del 40 per cento al candidato unico dell'opposizione laica di destra e di sinistra, Ekmettin Ishsanoglu, 75 anni, e meno del 10 per cento al candidato curdo Selahattin Demirtas, 41 anni (il primo curdo candidato presidente nella storia della Turchia).
La campagna è stata però tutt'altro che elettrica, un po' per l'apparente rassegnazione dell'opposizione davanti alla vittoria annunciata di Erdogan e alla sua esibizione di strapotere: il premier ha usato senza complessi i mezzi dello stato ed ha avuto una copertura a tappeto dai grandi media che hanno invece quasi ignorato Ishsanoglu e Dermitas. Ma anche per la spaccatura che la candidatura di "unione" di Ihsanoglu, un conservatore ex-capo dell'organizzazione della Cooperazione Islamica, ha suscitato nel Chp, il partito socialdemocratico fondato da Mustafa Kemal Ataturk.
L'opposizione teme brogli nello spoglio delle schede, dopo avere denunciato irregolarità su larga scala alle amministrative del 30 marzo vinte da Erdogan. Il governo ha fatto stampare 18 milioni di schede, più del numero degli elettori, ha avvertito Ihsanoglu.
Nell'ultimo comizio a Konya, Erdogan ha promesso che "se Dio vuole, nascerà una Nuova Turchia". "Una Turchia forte rinascerà dalle sue ceneri" ha detto. Il premier islamico non ha fatto mistero di volere allargare su misura le prerogative del capo dello stato, e di non voler rinunciare al controllo del paese, quale "presidente del popolo".
L'opposizione teme una ulteriore deriva autoritaria e islamica del potere se vincerà Erdogan e un ancora più marcato allontanamento dall'Ue. Una previsione condivisa da molti analisti. "Erdogan vuole imporre un regime autoritario" titola in prima pagina il francese Le Monde.
Ma intanto cresce per il paese l'allerta Isis. I miliziani jihadisti, che l'opposizione turca accusa Erdogan di avere aiutato in Siria, dal Nord Iraq si avvicinano al confine turco. Un portavoce del gruppo armato vicino ad Al Qaida ha lanciato oggi minacce dirette ad Ankara, che alla diga Ataturk avrebbe ridotto il flusso del fiume Eufrate che poi entra in Iraq e attraversa le aree controllate dai jihadisti attorno a Raqqa, proclamata capitale del Califfato.