Svastica e scritta "Hitler" in un parco giochi a Roma, ira di Gualtieri
© Facebook / Marta Bonafoni
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Il suo nome, che richiama inevitabilmente la figura del Führer, è il risultato della complessa eredità lasciata dal periodo coloniale tedesco nell’Africa australe
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Adolf Hitler Uunona, consigliere regionale della Namibia, si ricandida alle elezioni locali dopo aver ottenuto un risultato nettissimo nella precedente consultazione, quando aveva superato il suo sfidante con una percentuale vicina all’85%. La sua presenza sulle schede elettorali attira da anni l’attenzione internazionale per via di un nome che in Europa sarebbe impensabile, ma che in Namibia riflette un’eredità storica ancora presente nei registri anagrafici. Uunona, figura di spicco nel partito Swapo, ha più volte chiarito che la scelta del nome da parte del padre non aveva alcun riferimento al dittatore nazista, bensì derivava dalla diffusione dei nomi tedeschi durante il periodo coloniale. La sua attività politica si è sempre concentrata sulla lotta alle discriminazioni e sulla rappresentanza delle comunità locali. Il caso solleva un confronto immediato con il quadro italiano, dove la normativa vigente impedisce l’attribuzione di nomi considerati ridicoli, vergognosi o moralmente pregiudizievoli.
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La Namibia fu colonia dell’Impero tedesco dal 1884 al 1915, un periodo che ha lasciato segni profondi nella società e nella toponomastica. In quell’arco di tempo, numerosi nomi tedeschi si radicarono nelle comunità locali, rimanendo in uso anche dopo la fine del dominio coloniale. L’imposizione culturale tedesca si intrecciò con dinamiche molto più drammatiche: tra il 1904 e il 1908 il Paese fu teatro del genocidio degli Herero e dei Nama, durante il quale l’80% degli Herero e il 50% dei Nama vennero sterminati attraverso fucilazioni, impiccagioni, lavori forzati e l’avvelenamento dei pozzi. Il generale Lothar von Trotha emanò un ordine di sterminio che segnò in modo indelebile la storia della regione. All’interno di questo contesto storico si comprende la diffusione dei nomi tedeschi, come "Adolf", non necessariamente associati alla figura di Hitler. Uunona stesso ha spiegato che suo padre ignorava la storia del leader nazista al momento della scelta del nome.
Uunona è un esponente di lungo corso dello Swapo, il partito che guida la Namibia dalla fine dell’apartheid e dall’indipendenza del 1990. La sua azione politica è sempre stata legata alla difesa dei diritti civili e allo sviluppo delle comunità rurali. Nelle precedenti elezioni nella circoscrizione di Ompundja ha ottenuto un risultato plebiscitario, superando di gran lunga il suo avversario. Questa solida base elettorale lo rende nuovamente uno dei candidati favoriti per la tornata del 26 novembre. La curiosità internazionale sul suo nome non ha mai inciso sulle dinamiche politiche locali, dove Uunona è conosciuto per il suo impegno istituzionale e non per l’assonanza con il dittatore del Terzo Reich. Più volte ha ribadito la sua distanza totale da qualsiasi ideologia nazista, sottolineando che la scelta del nome non riflette la sua identità né le sue convinzioni.
Nel sistema giuridico italiano, la legge 396 del 2000 disciplina l’attribuzione dei nomi ai nuovi nati e stabilisce limiti chiari. Gli articoli 34 e 35 vietano espressamente i nomi che possono arrecare "pregiudizio morale" al minore o che risultino "ridicoli o vergognosi". Questa norma impedisce di registrare nomi legati a figure storiche associate crimini contro l’umanità, come Adolf Hitler, Lenin o Osama Bin Laden. L’obiettivo è proteggere il minore da un’identità che potrebbe condizionarne la vita, generare stigma sociale o creare situazioni di imbarazzo. La norma non elenca in modo tassativo i nomi proibiti, ma stabilisce criteri che devono essere valutati caso per caso dall’ufficiale di stato civile.
Oltre ai divieti espressi dalla legge, gli ufficiali di stato civile italiani devono verificare che il nome prescelto non coincida con quello dei genitori o dei fratelli viventi, che non sia composto da più di tre elementi e che non derivi da marchi commerciali, appellativi di fantasia o nomi tratti da personaggi controversi della letteratura. In caso di dubbi sulla liceità di un nome originale, l’ufficiale può chiedere ai genitori spiegazioni sulla scelta e valutare se l’attribuzione possa risultare lesiva per il minore. Se il genitore insiste nel richiedere un nome ritenuto inappropriato, l’ufficiale è comunque tenuto a registrarlo, ma deve inoltrare immediatamente una segnalazione al procuratore della Repubblica affinché intervenga con un provvedimento di rettifica.