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Mali, rapiti una coppia di italiani e il loro figlio di 43 anni

Con loro rapito anche un togolese. L'aggressione è avvenuta nel sud, a Sinzina. Le vittime, una coppia originaria di Potenza e il loro figlio, sono Testimoni di Geova

ribelli mali tuareg
-afp

Tre cittadini italiani e uno del Togo sono stati sequestrati in Mali da "uomini armati".

Lo riferiscono fonti locali, citate dai media internazionali. Il rapimento sarebbe avvenuto a Sinzina, nel distretto di Koutiala, nel sud-est del Paese. Gli italiani sequestrati sono una coppia, Antonio Langone e la moglie, e il loro figlio Giovanni, sono originari di Potenza. Sarebbero Testimoni di Geova, come anche il togolese.

 

 

Langone ha 64 anni, la moglie, Maria Donata Caivano 62, e il loro figlio Giovanni 43. 

 

"Rapiti da uomini armati" - "Uomini armati a bordo di un veicolo hanno sequestrato giovedì sera tre cittadini italiani e un togolese a una decina di chilometri da Koutiala", hanno detto ancora fonti locali. In un primo momento sembrava che i rapiti fossero missionari del gruppo religioso, ma poi l'Associazione Testimoni di Geova del Senegal, competente anche per il Mali, ha dichiarato che i due italiani e il bambino non si trovavano a Koutiala per conto del movimento religioso. "Attualmente non abbiamo alcun missionario, alcun religioso, Testimone di Geova in Mali", ha detto al telefono da Dakar un portavoce dell'Associazione. Ovviamente, ha precisato, "esistono persone che sono Testimoni di Geova in Mali come in molte altre parti del mondo, ma che noi non conosciamo personalmente. Ci stiamo informando per sapere chi siano queste persone, anche se al momento non abbiamo informazioni ufficiali da condividere". 

 

Un membro della comunità dei Testimoni di Geova in Mali ha detto che la coppia di italiani rapiti stava lavorando per aprire una chiesa locale, mentre il sindaco di Sincina, Chaka Coulibaly, ha detto che i rapitori hanno fatto irruzione nella casa dei nostri connazionali.

 

 

Dal 2012 migliaia di morti in Mali - Dal 2012 nel Mali si concentrano attacchi compiuti da gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda e all'Isis, oltre a violenze di ogni tipo perpetrate da milizie e banditi che si autodefiniscono formazioni di autodifesa. Questa striscia di violenza, iniziata nel nord del Paese, si è estesa al centro, per arrivare al vicino Burkina Faso e al Niger causando migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia di sfollati, nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e africane. 

 

Il caso di Olivier Dubois - Un giornalista francese di 47 anni che vive e lavora in Mali dal 2015, Olivier Dubois, è stato rapito nel paese più di un anno fa. Era stato lui stesso ad annunciare di essere stato sequestrato in un video trasmesso sui social network il 5 maggio 2021: aveva spiegato di essere stato rapito l'8 aprile a Go, nel nord, dal Gruppo di supporto per l'Islam e i musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del Sahel, legata ad Al Qaeda e guidata dal leader tuareg maliano Iyad Ag Ghaly. Il 13 marzo era circolato sui social un video in cui un uomo che sembra il giornalista francese si rivolge ai familiari e al governo di Parigi.

 

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