IMMIGRAZIONE E SICUREZZA

Libia, Alfano: "Segnali positivi, dalla Russia volontà di cooperare"

"Per il processo di stabilizzazione serve anche l'impegno degli Usa", sottolinea il ministro. Il capo della guardia presidenziale di Al Serraj: "L'intesa con l'Italia segna una svolta, freno a sbarchi e guerra"

06 Feb 2017 - 20:02

"Sulla Libia è partito il dialogo tra Italia e Russia". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, che ha parlato del futuro di Tripoli con l'omologo russo Sergei Lavrov. "Ho registrato la volontà di cooperare. Tutti si rendono conto che la Libia, per noi sul versante dell'immigrazione e per altri sulla sicurezza, ha un connotato strategico che non può essere sottovalutato", ha sottolineato.

"Questo non vuol dire che noi siamo leader di un nuovo processo, ma che la diplomazia riconosce l'esigenza di rivolgere alla questione un' attenzione molto più ampia rispetto all'accordo italo-libico", ha spiegato Alfano a La Stampa. "Ciascuno - ha quindi sottolineato - deve fare il proprio dovere, per creare sinergie, senza troppo badare ai formati liturgici: così si va nella direzione della pace. Per stabilizzare la Libia serve anche l'impegno americano".

Il generale Nakua: "Con l'Italia mettiamo un freno a sbarchi e guerra" - E a La Repubblica il generale Nakua, capo della nascente guardia presidenziale del governo di Tripoli, ha affermato che "l'accordo tra Italia e Libia è una svolta decisiva, perché non è solo un'intesa militare. È un'intesa in cui l'Italia, che è in prima fila anche nel sostenere la mia Guardia presidenziale, mobilita l'Europa sulla crisi. L'immigrazione dovremo contrastarla innanzitutto noi libici, e dobbiamo farlo perché dietro ci sono delle mafie assai potenti, capaci di far deragliare il processo democratico".

"Questo accordo con l'Italia e quindi con l'Europa - ha ribadito - ci aiuterà poco alla volta a gestire con civiltà e rispetto il flusso di migranti: guardi che anche per noi in Libia sono un pericolo assai serio, una fonte di potenziale destabilizzazione. Se non iniziamo a farlo, da voi aumenterà il populismo, mentre da noi si moltiplicheranno gli scontri violenti, le ribellioni, sarà il caos totale. Un nuovo Gheddafi non c'è e non ci sarà, c'è solo un lavoro molto faticoso e pericoloso. Vogliamo farlo, con l'Italia e i nostri alleati".

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